I fatti risalgono all’aprile di quell’anno quando un’associazione di volontariato, “Unione democratica corpo polizia ecozoofila A.U.D.”, con sede a Milano, aveva donato alla dottoressa Cristiana Graziani (medico veterinario che opera nel Comune dell’Aquila, con particolare attenzione alla cura di animali randagi) medicinali ad uso veterinario per un valore di circa 2 mila e 500 euro affinché provvedesse alla cura dei randagi nel dopo terremoto.
“La merce, stoccata in 32 imballaggi” ricorda Cristiana Graziani “era pervenuta a L’Aquila nel Campo accoglienza di Centi Colella, gestito dalla Croce Rossa Italiana, ma non era mai stata consegnata alla legittima destinataria, benché nella bolla di accompagnamento fossero espressamente riportati i dati del destinatario e nonostante le mie reiterate insistenze. Con futili motivi mi veniva di volta in volta negata la consegna della merce (la quale nel frattempo veniva utilizzata per la cura degli animali di proprietà presenti nell’ambulatorio veterinario del campo accoglienza)”. Nella fase pre-dibattimentale il difensore della parte civile, Fabio Cassisa, del Foro dell’Aquila, aveva chiesto ed ottenuto la citazione in giudizio della Croce Rossa Italiana quale responsabile civile, in quanto l’imputato aveva operato in qualità di responsabile del Reparto soccorsi speciali (unità cinofile) della Cri, struttura che fa capo direttamente al Comitato Centrale della Croce Rossa.
“Il terremoto de L’Aquila” conclude Graziani “ha non solo colpito migliaia di persone, ma anche numerosi cani e gatti che sono morti o scappati, perdendo nella maggior parte dei casi il proprio padrone. Vagando tra le macerie hanno cercato di nutrirsi per sopravvivere, ed io ed altri volontari avevano grande necessità di quei farmaci a me destinati per la cura di animali vaganti. Sono soddisfatta e felice del risultato ottenuto dal nostro legale, finalmente a pagare non sono sempre degli esseri viventi senza voce, ma anche un ente così conosciuto come la Croce Rossa Italiana. Mi auguro che per il futuro si possa porre fine alle irregolarità, come nel mio caso, della Croce Rossa e riportare la necessaria indispensabile trasparenza nell’organizzazione e gestione di questa storica associazione”.
Il Tribunale ha anche condannato la Croce Rossa Italiana, in solido con l’imputato, al risarcimento dei danni materiali e morali subiti dalla veterinaria quantificando gli stessi in 3 mila euro. L’ente è stato rappresentato in giudizio dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato.