I due sono indagati nell’ambito dell’inchiesta, denominata “Earthquake”, che ha portato alla luce presunte tangenti per gli appalti legati alla ricostruzione post-sisma a Bussi e Bugnara.
“Il mio assistito – ha detto ai cronisti l’avvocato Mario Monacelli, difensore di Riccardini – ha risposto a tutte domande. Abbiamo chiesto la revoca o l’attenuazione della misura cautelare e riteniamo di avere chiarito l’estraneità del mio assistito rispetto ai fatti contestati”.
L’architetto Scancella avrebbe invece parlato dei suoi incarichi. All’interrogatorio di garanzia erano presenti anche le pm Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere Angelo Melchiorre, 61 anni, di Bussi sul Tirino. Il suo difensore, l’avvocato Lino Sciambra, ha detto ai cronisti che Melchiorre si è dimesso dai suoi incarichi di responsabile tecnico del Comune di Bussi e di responsabile coordinatore dell’ufficio territoriale per la ricostruzione dell’area omogenea numero 5.
“Il mio assistito – ha detto Sciambra – non ha risposto solo perchè non abbiamo ancora ricevuto le copie degli atti. Subito dopo saremo noi a chiedere alla procura di essere interrogati”.
L’avvocato ha sostenuto che Melchiorre si è dimesso “perche’ la sua attuale posizione impedirebbe agli uffici di proseguire il proprio lavoro”.
“Abbiamo chiesto – ha aggiunto l’avvocato- la revoca degli arresti domiciliari poichè i fatti contestati si riferiscono agli anni 2010, 2012 e 2013 e anche alla luce delle dimissioni di oggi decade il rischio di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato”. Melchiorre e’ apparso provato e in lacrime. “Le sue condizioni di salute- ha detto Sciambra- non sono ottimali e un attimo di cedimento appare conprensibile”.
Anche l’ex colonnello dell’Esercito Giampiero Piccotti, 80 anni, nato a Gubbio (Perugia) e residente a Perugia, e Emilio Di Carlo, 54 anni, di Bussi sul Tirino, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
I due hanno preferito non rispondere alle domande del gip del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea. Di Carlo ha però rilasciato una dichiarazione spontanea: “Mi professo innocente – ha detto al gip – Non posso parlare perchè non conosco le carte”.
E’ durato oltre tre ore l’interrogatorio di garanzia dell’imprenditore umbro Stefano Roscini, 49 anni. Stando a quanto emerso dalle indagini, nel suo ufficio è stato trovato un appunto, con indicati i presunti destinatari da remunare, tra tecnici e consulenti.
Nello stesso foglietto compare anche la scritta “politica” accostata alla cifra 5.
“Il mio assistito – ha detto ai cronisti il difensore di Roscini, l’avvocato Pietro Gigliotti – ha specificato che il foglietto rinvenuto nel corso della perquisizione non ha alcuna riferibilità ai fatti per i quali e’ attualmente in esecuzione la misura cautelare.
Quella documentazione si riferisce ad altri fatti e il mio assistito ha dato argomentazioni di riscontro alle domande puntualmente fatte dalla magistratura, la quale a questo punto dovra’ fare il proprio corso e svolgere le proprie attività”.
Rispondendo ai cronisti, Gigliotti ha detto che i fatti riportati sul foglietto “sono fatti di interesse della magistratura” e per i quali il suo assistito ha presentato una denuncia-querela.
L’avvocato, inoltre, ha detto di avere presentato istanza di revoca delle misura cautelare e di avere allegato “documentazione che confuta le ipotesi di accusa e dunque rende insussistenti i gravi indizi di colpevolezza”.