L’assessore regionale alla Sanità Lanfranco Venturoni e il Direttore generale della Asl Giancarlo Silveri avevano assicurato che l’ospedale avrebbe recuperato la sua operatività, con piena funzionalità delle camere operatorie, nel mese di febbraio di quest’anno, mentre dal 20 dicembre 2009 il numero posti letto sarebbe dovuto tornare ad essere quello originario del prima-terremoto. E, invece, ad oggi si è avuta una riapertura parziale dei posti letto (315 contro i circa 460 ante terremoto); la farmacia e l’anatomia patologica avrebbero dovuto riaprire i battenti il 28 febbraio ma sono ancora nei container. La dialisi, che avrebbe dovuto essere trasferita in un nuovo reparto, continua a curare i dializzati nei prefabbricati. Stessa sorte per il centro trasfusionale.
Vero è che sono state aperte 11 camere operatorie, ma sono attive solo la mattina (personale permettendo), mentre il pomeriggio funzionano solamente due volte alla settimana per le unità operative di urologia, neurochirurgia, chirurgia generale ospedaliera per patologie oncologiche.
Una situazione che ha provocato un forte aumento delle liste d’attesa.
Per quanto riguarda, invece, i medici di famiglia e gli specialisti ambulatoriali aquilani, le maggiori difficoltà si vivono nel capoluogo, dove la popolazione è ancora sparsa tra i nuovi insediamenti e la costa e molti ambulatori sono ancora ospitati nei container.
Stessa location anche per le sette farmacie del centro storico, distrutte o rese inagibili dal sisma.
”I disagi sono anche avvertiti dai cittadini” spiega Giuseppe Maria Battibocca, titolare di una farmacia “per cui è cresciuta la vendita di antidepressivi”. Secondo il bollettino della Società italiana di farmacia ospedaliera, infatti, le prescrizioni di farmaci antidepressivi da parte dell’azienda sanitaria aquilana sono aumentate del 37% e del 129% quelle di antipsicotici, a sei mesi dal sisma.