Il corso, rivolto principalmente ai cacciatori (su 30 posti disponibili, 25 sono stati riservati a cacciatori), si è svolto nel Centro Natura del Parco di Pescasseroli, dal 22 al 25 aprile ed avrà una seconda parte da domani fino al 9 maggio.
“Dietro la parvenza dello studio delle due specie” si legge in una nota del Wwf “vi sono materie di insegnamento che non lasciano alcun dubbio sulle sue finalità reali. Lezioni su tecniche di caccia, armi e balistica, recupero di animali feriti e utilizzo del cane da traccia, raccolta delle informazioni sulle attività di caccia e dei capi abbattuti. Non c’è che dire! Un vero e proprio campionario di informazioni utili da dare per un Parco nazionale che ha tra i suoi scopi principali la tutela della fauna”.
Secondo l’associazione, “la cosa appare ancora più grave se si pensa che la caccia a cervo e capriolo non solo è vietata in tutte le aree naturali protette italiane, ma è anche vietata su tutto il territorio delle tre regioni che ospitano il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Non si comprende, quindi, quali possono essere state le motivazioni che hanno spinto i vertici del Parco a promuovere un corso del genere. Eppure tra gravi problemi sanitari che rischiano di porre a serio rischio specie come il camoscio appenninico e l’orso bruno marsicano e lupi uccisi con bocconi avvelenati, sembra evidente che il Parco avrebbe questioni ben più serie di cui occuparsi”.
Le associazioni Altura, Animalisti Italiani, Lav, Lipu Abruzzo, Mountain Wilderness, il Nibbio, Pro Natura e WWF stigmatizzano, dunque, l’iniziativa dell’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e chiedono che non si presti più a simili attività che nulla hanno a che fare con la sua tradizione e con i compiti che gli attribuisce la legge.