Ad oggi, sono cinque i medici che prestano servizio a parcella con il vecchio contratto del Ministero di Grazia e Giustizia, mentre altri due sono contrattualizzati dalla Asl Avezzano Sulmona.
La diversità di trattamento economico a parità di prestazione, più bassa per i primi e più alta per i secondi, sta creando grossi problemi all’interno della struttura di reclusione, così come la riduzione del personale addetto al Sert, nonostante l’elevata presenza di detenuti tossicodipendenti.
Il sovraffollamento e la carenza di agenti penitenziari, creano poi una situazione di ulteriore disagio per i medici, costretti a lavorare senza il loro supporto, esponendosi a rischi non propriamente previsti dal contratto.
“Il decreto legislativo 230 del 1999 per il trasferimento delle competenze dal Ministero di Giustizia al Servizio sanitario nazionale” spiega Fabio Federico, responsabile medico del carcere di Sulmona” è rimasto di fatto inapplicato, anche perché tutto è in mano alle Asl regionali, con gravi pregiudizi per la difformità nei protocolli sanitari diversi regione per regione. Ogni Asl è autonoma, quindi è facilmente prevedibile che le regioni più sane sotto il profilo del bilancio della Sanità sono quelle che più possono investire in termini di tutela per la salute dei detenuti. Questo è ingiusto per i reclusi, che devono vedersi assicurati i trattamenti di cui hanno bisogno”.
Marina Serra