La presunta mente dell’ organizzazione è un rumeno di 33 anni, G.M.S., residente ad Ascoli Piceno, imprenditore nel settore edilizio. Secondo l’accusa sarebbe stato lui a individuare gli obiettivi da colpire e a coordinare i furti, materialmente compiuti da sei connazionali fra i 18 e i 42 anni di età, tutti domiciliati ad Ascoli (tre risultano però residenti a Latina). Il fenomeno dei furti di rame ha risvolti sociali pesanti quando colpisce aziende che erogano servizi pubblici essenziali che vengono interrotti: energia, trasporti su rotaia e telecomunicazioni, acquedotti e impianti di depurazione. In questo caso la banda era esperta in furti negli impianti di energie alternative. L’ultimo, in ordine di tempo, i rumeni l’avevano messo a segno a Cesolo di San Severino Marche, in due impianti fotovoltaici di proprietà di un imprenditore del posto, che si è accorto di quanto era successo all’alba di ieri, proprio mentre i Cc di San Benedetto stavano mettendo le manette ai sette rumeni, sorpresi con l’intera refurtiva. Il rame sottratto avrebbe fruttato circa 15 mila euro al mercato nero, dove un kg di quel tipo di metallo si vende al prezzo di 4-5 euro, ma il danno complessivo subito dalla vittima é pari a circa 55 mila euro, se si conteggiano la manomissione dell’impianto di videosorveglianza e del sistema d’allarme, della recinzione e dei pozzetti di scorrimento dei cavi, e la mancata vendita dell’energia prodotta. Il modus operandi della banda rimanda ad altri furti commessi o tentati nei mesi scorsi in provincia di Ascoli Piceno, Macerata e Teramo. Le indagini, coordinate dal pm di Ascoli Piceno Cinzia Piccioni, sono ancora in corso e potrebbero portate a nuovi sviluppi: c’é ancora da individuare infatti la filiera di ricettatori e fonditori dell”oro rosso.