L’inchiesta, infatti, ha consentito di accertare una distrazione dell’attivo delle aziende fallite (con relativo danno per i creditori), per 3,8milioni di euro di denaro contante, 350mila euro di beni strumentali e di merci per un valore di poco superiore ai 400mila euro. Gli otto amministratori denunciati rischiano una pena detentiva, qualora fossero condannati, da tre a dieci anni e l’interdizione per dieci anni a gestire un’attività commerciale. “Troppo spesso” fanno sapere dalle Fiamme Gialle di Vasto, “ il ricorso al fallimento costituisce un comodo rifugio giuridico a cui spregiudicati imprenditori ripiegano per evitare di assolvere i loro obblighi verso i creditori. Si tratta di una parte del mondo imprenditoriale che scredita l’intera categoria e che pone in essere una serie di atti illeciti fraudolenti negli anni immediatamente antecedenti (uno o due) alla dichiarazione di fallimento. In quel lasso temporale gli imprenditori fraudolenti svuotano le loro aziende delle merci, dei beni strumentali e delle altre risorse finanziarie. In alcuni casi, aprono nuove aziende alle quali trasferire il know-how, i beni strumentali ed alcuni dipendenti per poter proseguire con altra denominazione ed autonomia patrimoniale”. Le merci ed, a volte, i beni strumentali vengono poi immessi nel circuito del commercio illegale (sottratto agli obblighi di fatturazione ed all’imposizione), a prezzi sicuramente concorrenziali in quanto notevolmente al di sotto di quelli di mercato, distorcendo le regole della concorrenza e ponendo in difficoltà oltre che i loro fornitori e creditori, anche le altre aziende che operano nello stesso settore merceologico.