“L’iniziativa – condivisa ora anche dal collega D’Annuntiis – era stata presentata più di un anno fa – ricordano Testa e Quaglieri – ma aveva subito uno stop a causa della pandemia e, successivamente , dalla istituzione della Commissione d’inchiesta su Bussi. L’attività avrà la durata di sei mesi, senza costi a carico del bilancio del Consiglio regionale, e avrà la ratio di acquisire, anche per il tramite di specifiche audizioni dei soggetti a vario titolo coinvolti (organismi regionali competenti, équipes territoriali, servizi sociali dei principali Comuni, Aziende Sanitarie Locali, Tribunali per i minorenni, strutture di accoglienza), tutti quegli elementi utili a verificare l’adeguatezza del lavoro svolto nei confronti dei più piccoli. Dati certi ed aggiornati sulla gestione degli affidi nella nostra regione, con riferimento agli ultimi cinque anni, distinti per tipologia di affidamento (consensuale/giudiziale), caratteristiche (affidamenti intrafamiliari, eterofamiliari o presso strutture di accoglienza), durata, distanza dalla famiglia di origine (se anche fuori Regione e in quali sistemazioni), regime delle visite cui sono soggetti i minori, nonché i costi sostenuti, divisi per annualità e per singole fattispecie.
E’ previsto, inoltre, che si abbia piena contezza degli esiti delle azioni di monitoraggio poste in essere dagli organismi atti a vigilare sul corretto comportamento delle strutture cui sono destinati i minori in affido, oltre che del personale utilizzato a vario titolo negli uffici dei servizi sociali preposti. L’attuale sistema di affido dei minori presenta evidenti criticità e lacune – argomentano i tre Consiglieri – soprattutto tenendo conto dell’eccessiva discrezionalità attribuita ai servizi sociali, della sussistenza frequente di “conflitti di interessi” in capo ad operatori del settore e della mancanza di adeguati strumenti di controllo sull’affidabilità dei soggetti affidatari e sugli standard qualitativi delle comunità ospitanti. Tutti elementi che possono compromettere l’obiettivo fondamentale della difesa del benessere psicofisico dei bambini. Va, altresì, precisato che tutte le norme giuridiche sulla protezione dell’infanzia sanciscono che il diritto primario di ogni minorenne è quello di vivere all’interno della propria famiglia di origine e che l’affidamento è contemplato come misura temporanea di supporto alle famiglie stesse, nell’ottica della prevenzione dell’abbandono.
Invece, troppo spesso, l’affidamento dei minori in difficoltà familiare rappresenta una soluzione non temporanea, con la conseguenza che non si raggiunge mai per un bambino l’auspicata condizione di stabilità familiare che è essenziale per il suo sviluppo, trasformando di fatto l’affidamento in una misura definitiva che aggiunge abbandono all’abbandono. Oggi si da il via all’iter di un provvedimento che riteniamo indispensabile per garantire la massima tutela ai nostri minori”.