Dalle organizzazioni sindacali del trasporto pubblico in Abruzzo (Franco Rolandi della Filt Cgil, Amelio Angelucci della Fit Cisl, Giuseppe Murrini della Uiltrasporti e Luciano Lizzi della Faisa Cisal) riceviamo e pubblichiamo.
LA LETTERA APERTA
Se è vero che “al peggio non c’è mai fine”, il management di TUA SpA, a partire dal suo Presidente Gianfranco Giuliante, ce la sta mettendo tutta per riaffermare la saggezza dell’antico proverbio. Ci si aspettava qualche elogio per una categoria, quella degli autoferrotranvieri, che dal primo giorno di questa tragica emergenza sta in prima linea garantendo un servizio essenziale per la comunità. Invece assistiamo all’ostentazione dell’arroganza di un management che non trova di meglio che attaccare i propri dipendenti su una vicenda, quella delle malattie, sulla quale non si può sottacere ma che deve essere analizzata avendo a riferimento il contesto lavorativo nel quale gli stessi dipendenti, o gran parte di essi, sono costretti a lavorare. Se non si vuole fare caccia alle streghe si producano elementi oggettivi, ed in quel caso ci si rivolga agli organi competenti, altrimenti si taccia al fine di evitare di inasprire una situazione già di per sé delicata.
Ci si dimentica come sia lo stesso Ministero della Salute ad imporre il “restate a casa” anche in presenza di minimi stati febbrili o di piccoli sintomi influenzali ed anche che le “assenze per malattia” non sono una “facoltà del lavoratore” ma uno stato fisico certificato proprio da quei Dirigenti Medici che in queste ore sono in prima linea e che meriterebbero rispetto e non illazioni. Ci si dimentica che mentre il grido di allarme degli scriventi degli inizi di marzo, sul ritardo nell’adozione di misure di prevenzione, veniva etichettato per ben due volte come atto di sciacallaggio dallo stesso Giuliante, l’Azienda era immobile e lasciava per settimane i propri dipendenti in balia della sorte, senza DPI e senza sanificazione dei mezzi, ed in alcune circostanze ancora oggi si registrano situazioni di criticità.
Ci si dimentica che se quanto sopra evidenziato lo si declina in situazioni familiari nelle quali spesso si hanno soggetti a rischio elevato, o per età anagrafica o per la presenza di patologie gravi, si dovrebbe ritenere quantomeno probabile che la percentuale di morbilità anche tra il personale di TUA possa registrare un picco in queste settimane. Come Sindacati dei trasporti combattiamo qualunque forma di disonestà intellettuale, anche quando questa dovesse essere riconducibile ad atteggiamenti di coloro che rappresentiamo. E dato che non abbiamo alcun problema ad evidenziare simili situazioni di disagio culturale e morale, non possiamo che sorridere amaramente di fronte all’ultimo comunicato stampa della dirigenza TUA, quello nel quale Presidente e Dirigenti autoincensandosi quali benefattori comunicano di aver finanziato una Polizza assicurativa COVID 19 a favore dei “propri” dipendenti. Per dirla con le testuali parole del Direttore Generale Max Di Pasquale “come vedete anche i Dirigenti danno il loro contributo cercando di stare vicino ai lavoratori che stanno pagando un sacrificio economico causato dalla pandemia”.
Ed allora facciamo due conti: i lavoratori (tanti monoreddito, alcuni anche part-time) in questi mesi sopporteranno decurtazioni salariali che arriveranno fino al 50 % del netto in busta (dati aziendali). I 6 Dirigenti (tanti sono…) con un compenso lordo complessivo che supera di gran lunga i 600.000 euro annui (fonte sito internet TUA), per solidarietà rinunciano al 1,7 % sui loro emolumenti, dato che la polizza costa 8 euro a lavoratore che, moltiplicato per 1400 addetti, produce un premio assicurativo dal costo di circa 11.200 euro, e dividendo per 6 tale somma fa una spesa procapite di 1866 euro. Questo non vuol dire essere solidali, al contrario evidenzia l’indifferibilità di riscoprire l’aggettivo “pusillanime” e non ci meraviglieremmo se a fine anno qualcuno avrà anche la faccia tosta di prendersi un MBO (premio di risultato per dirigenti).
Infatti, proprio il Presidente Giuliante nel medesimo articolo, ha dichiarato che “a causa delle maggiori assenze per malattia ad altri dipendenti saranno inflitte maggiori giornate di cassa integrazione rispetto ad un programma aziendale di turnazione”. Il fatto è che una minor presenza in servizio di lavoratori (per ferie pregresse o per malattia) dovrebbe determinare una minor necessità di ricorrere all’ammortizzatore sociale e non il contrario. Quindi l’affermazione di Giuliante svela che, il ricorso alla cassa integrazione da parte di TUA spa, ha una finalità contabile ben precisa: “quella di trasferire il più possibile il costo del personale sul fondo di solidarietà” per fare cassa in un momento di emergenza. Ma che uno dei grandi problemi di questo Paese è la mediocrità del proprio quadro dirigente ne sono piene le cronache.