Un recente studio di ricercatori degli Atenei di Teramo e L’Aquila, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Reviews Urology, chiarisce, con dati preclinici e clinici, gli effetti dell’assunzione di marijuana e di altri cannabinoidi sul sistema riproduttivo maschile.
”La marijuana – si legge nella presentazione della ricerca – è la droga ricreativa più utilizzata nel mondo occidentale, consumata da circa 83 milioni di individui (~ 3% della popolazione mondiale) ed è facilmente accessibile anche ai giovani, sollevando preoccupazioni per i suoi potenziali effetti sulla fertilità dal momento che gli estratti derivati dalla cannabis (cannabinoidi) possono interferire in molti aspetti della riproduzione maschile”.
Il team di ricercatori che ha condotto lo studio è formato da Mauro Maccarrone del Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche, Felice Francavilla e Arcangelo Barbonetti del Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente – tutti dell’Università dell’Aquila – e da Cinzia Rapino, della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo.
In particolare lo studio sottolinea che ”l’uso della canapa è coinvolto nella modulazione negativa della secrezione di testosterone, agendo sia a livello centraleche testicolare, sebbene gli effetti sulla spermatogenesi, sulla funzione erettile e più in generale sulla capacità riproduttiva dell’uomo siano ancora oggetto di discussione. Molti aspetti possono essere modulati dalla controparte di molecole endogene, note come endocannabinoidi, che agiscono come segnali critici in una varietà di processi fisiologici riproduttivi maschili e femminili”. Lo studio conclude che ”è necessaria una migliore comprensione della complessa interazione tra i cannabinoidi, derivanti dalla cannabis, e gli endocannabinoidi affinché questi ultimi possano essere utilizzati come potenziali biomarcatori per la diagnosi di infertilità maschile e come nuovi bersagli terapeutici”.