L’agricoltura è uno dei termometri più eclatanti dei cambiamenti climatici che sono in atto: secondo una ricerca dell’Università “Gabriele D’Annunzio” genera un anticipo delle attività vegetative con gravi ripercussioni sulla qualità e sulla quantità dei raccolti.
La ricerca è stata presentata oggi al Cop25 di Madrid, la Conferenza sui cambiamenti climatici. Lo studio, illustrato dal prof. Piero Di Carlo, docente di fisica dell’atmosfera e clima, prende in esame l’anticipo della data di inizio della vendemmia nel calendario vitivinicolo.
I dati sono stati raccolti seguendo l’andamento del ciclo produttivo della Cantina Valentini di Loreto Aprutino (Pescara), a partire dal 1817. All’inizio, come raccontano i dati, l’uva veniva raccolta a metà ottobre, oggi invece la vendemmia è anticipata a fine agosto.
“A causa dell’incremento della temperatura, l’inizio della vendemmia nell’area vestina è anticipata di circa 6 giorni per ogni grado di aumento della temperatura – ha spiegato il professor Piero Di Carlo -. Un altro fenomeno che contribuisce all’anticipo della vendemmia è l’aumento delle precipitazioni intense, come ad esempio le ‘bombe d’acqua’, poiché in questi eventi l’acqua viene dispersa e non accumulata nel suolo”. Queste osservazioni, conclude lo studio, sono un indicatore chiaro che bisogna agire sia nella riduzione di gas climalteranti ma allo stesso tempo trovare le soluzioni affinché la viticultura, e in generale l’agricoltura, si possa adattare ai cambiamenti climatici.