A tal fine abbiamo opportunamente investito l’autorevole SVIMEZ di elaborare uno studio specifico, che ci aiuti a delineare gli scenari regionali e dunque ad avere gli strumenti per ragionare con maggior cognizione sull’argomento.
Sono intervenuti il Sindaco di Chieti Umberto Di Primio, il Presidente della Provincia di Chieti Mario Pupillo il Direttore di SVIMEZ Luca Bianchi e il Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio ed esponenti delle associazioni economiche e sindacali e sociali della nostra Regione .
Il Presidente di ANCI Abruzzo Luciano Lapenna e Il Presidente dell’UPI Abruzzo Angelo Caruso nei loro interventi hanno sottolineato l’urgenza di attrezzare la nostra Regione su un tema tanto delicato che può determinare rischi per la copertura finanziaria di servizi essenziali di cittadinanza quali sanità, sociale, trasporti ,scuola. Occorre preparare i nostri dossier per potersi sedere alla pari con le altre regioni nella difficile fase di trattativa con il Governo al fine di tutelare le prospettive di crescita e sviluppo della nostra economia, dei nostri servizi, dei nostri Enti locali.
L’annunciata costituzione di una commissione del Consiglio regionale che accanto allo Statuto avrà il compito di definire la posizione della nostra regione sull’ Autonomia differenziata regionale è un primo passo per chiamare al confronto e alla condivisione tutte le realtà istituzionali, economiche e sociali .
Sintesi SVIMEZ
Dati macroeconomici
L’Abruzzo, così come il resto del Paese, soffre un forte problema di stagnazione della crescita. Dal 2008-2009 la Regione ha risentito della recessione in misura minore del resto del Sud. Nel 2017 il PIL abruzzese è cresciuto dell’1,6%, dopo il +0,1% del 2016.
L’occupazione in Abruzzo è ancora oggi inferiore ai livelli pre crisi: mancano circa 10 mila posti di lavoro rispetto al 2008. Il tasso di occupazione è ancora un punto circa al di sotto del 2008 8era il 59% oggi è il 58%). Il tasso di occupazione dei giovani tra 15 e 34 anni è calato dal 48,9% del 2008 al 41,5% del 2018. Preoccupa l’inversione di tendenza registrata nella regione a fine 2018: +32 mila occupati nel primo semestre, -24 mila nel secondo, con un calo nell’industria.
La popolazione in Abruzzo è diminuita nel 2017 ulteriormente ed era pari a 1.319 mila persone, le cause principali sono la bassa natalità e l’aumento delle migrazioni giovanili. Secondo le Previsioni Istat, nel 2065 la popolazione regionale scenderà a circa 1 milione di persone.
Tra il 2002 e il 2017 il saldo migratorio netto dall’Abruzzo è pari a 17.403 persone. Di queste, oltre 101 mila sono giovani tra 15 e 34 anni, di cui poco più di 50 mila laureati.
Le famiglie a rischio povertà in Abruzzo sono il 34,8%.
Cittadinanza limitata
L’Abruzzo soffre un evidente divario nei servizi essenziali rispetto alle Regioni del Centro-Nord. I bimbi tra 0 e 2 anni che hanno usufruito dei servizi per l’infanzia nel 2015/2016 sono stati l’8,4%. Così come i posti letto nei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari nel 2015 sono stati il 4%. Infine le persone con più di 65 anni trattate in assistenza domiciliare integrata nel 2016 sono state il 3,6%.
Scuola, in Abruzzo è basso il tasso di abbandono scolastico ma c’è poca offerta di tempo piano: la quota di studenti della scuola primaria che ne riesce ad usufruire è appena del 16,8%.
La mobilità ospedaliera dall’Abruzzo è molto elevata, l’emigrazione netta per ricoveri acuti nel 2016 è stata pari a 7.881 casi.
Qualità Infrastrutture e uffici pubblici
Bassa la qualità delle infrastrutture di rete in Abruzzo, l’insoddisfazione per il servizio del gas nel 2017 era pari al 9,1%, per il malfunzionamento del servizio elettrico il 4,1%, per il malfunzionamento della distribuzione dell’acqua il 16,9%.
Anche gli indicatori di efficienza negli uffici mostrano valori per il 2017 di gran lunga inferiori a quelli del Centro-Nord. Nel 22,8% dei casi un abruzzese ha dovuto stare in fila oltre 20 minuti all’Anagrafe, addirittura nel 59,5% dei casi alla Asl, nel 29,9% dei casi alle Poste.
Regionalismo a geometrie variabili
In Abruzzo tra il 2015 2016 le spese in conto capitale di Amministrazioni Centrali, Regioni, enti locali e previdenziali sono calate del 4,5%, dopo aver subito una decurtazione tra il 2007 e il 2016 del 24,2%. La spesa pubblica pro-capite per investimenti era nel 2016 732,6 euro, rispetto ai 932,9 del 2015, con una decurtazione del 21,5%.
La spesa pro capite al netto degli interessi stimata dai Conti Pubblici Territoriali in Abruzzo è pari a 7.866 euro, se limitata allo Stato, sale a 12.287 se si considera la Pubblica Amministrazione, e a 14.285 se si comprende l’intera spesa pubblica allargata.
Nel caso dell’Abruzzo la spesa dell’intera PA risulta inferiore alla media nazionale di circa 300 euro pro capite e sale a 1500 euro pro capite se si considera l’intero settore pubblico allargato.