“Le interviste rilasciate a vari organi di informazione e riviste scientifiche quali Nature e Science paiono confermare la volontà dei Laboratori Nazionali di Fisica Nucleare del Gran Sasso di allontanare le 2.300 tonnellate di sostanze pericolose presenti in due dei venti esperimenti, LVD (1.000 tonnellate di acqua ragia) e Borexino (1.292 tonnellate di trimetilbenzene)”. A farlo sapere la Mobilitazione Acqua del Gran Sasso.
“Ribadiamo che questo passaggio è l’elemento centrale della strategia per mettere in sicurezza il sistema Gran Sasso e questa ammissione/decisione dei Laboratori è importante. Aver posticipato a fine 2020 l’allontanamento delle sostanze secondo quanto richiesto dalla Regione Abruzzo con la Deliberazione 33/2019 invece del 31/12/2019 è stato comunque un fatto grave non previsto dalla legge che, come detto, lo imponeva fin dal 1999! Trattare sul rispetto di vincoli normativi non è nella disponibilità della Regione Abruzzo o di altri enti. In ogni caso a noi interessa il risultato per una vertenza che abbiamo avviato fin dal 2017 con i nostri esposti e la nuova conferma da parte di INFN è un passo importante che, una volta realizzato, abbasserebbe di molto il livello di rischio del sistema Gran Sasso”.
E ancora: “Aspettiamo quindi il deposito della documentazione, che tarda ad arrivare, per la Valutazione di Incidenza per le attività di decommissioning che sono molto complesse in un contesto così delicato e con una tale quantità di sostanze pericolose. Di solito queste attività vengono progettate ed autorizzate fin dall’inizio di qualsiasi progetto che deve considerare l’intero ciclo di vita dello stesso. Diciamo che anche in questo caso un’adeguata pianificazione delle attività sperimentali è mancata (e se l’avessero fatta i due esperimenti non sarebbero arrivati…). Poi ovviamente è fondamentale mettere in sicurezza il sistema Gran Sasso e servono risorse economiche, tecniche e scientifiche adeguate, in considerazione delle gravissime criticità strutturali esistenti in tutte e tre le infrastrutture (laboratori, acquedotti e tunnel). Il procedimento penale farà il suo corso ma oggi finalmente abbiamo le informazioni (e le ammissioni) sullo stato molto problematico del sistema. Continuano ad esserci “sacche di resistenza” in qualche ente che cercano di mettere la polvere sotto al tappeto ma rischiano di fare la fine dell’ultimo dei giapponesi. Vigileremo e opereremo come sempre affinché la tutela dell’acqua assieme alla sicurezza di tutte le attività sia il primo obiettivo degli enti”.