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Acqua del Gran Sasso, gli ambientalisti a Marsilio: “Quelle tubature erano già note”

“Le dichiarazioni dal presidente Marsilio circa la ‘scoperta’ di ben 7 km di tubature tombate nel Gran Sasso soffrono di quel sensazionalismo che bisognerebbe evitare nel trattare una vicenda così delicata, soprattutto se sono infondate. L’esistenza di queste tubature è ampiamente riportata nelle relazioni dei periti della Procura di Teramo. E, già allora, non vi era stata nessuna scoperta, ma semplicemente si riportava quanto messo nero su bianco negli elaborati del progetto del traforo così come realizzato”. A dirlo il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua.

“Molto più semplicemente, lungo queste tubature alcuni pozzetti (i pozzetti, non la tubazione) erano stati tombati e ne rimanevano solo alcuni ispezionabili. Pertanto alcuni lunghi tratti delle tubazioni sotto al piano stradale, seppur perfettamente conosciute, non erano ispezionabili. La condotta deve essere tombata, oppure pensavano che l’acqua dovesse scorrere a cielo aperto lungo la linea di mezzeria dell’autostrada? È, d’altro lato, quanto scrive lo stesso Commissario Gisonni nelle sue relazioni depositate presso la regione Abruzzo il 31 dicembre scorso per ottenere – finalmente, dopo mesi di inutili tira e molla per non farla – la Valutazione di Incidenza Ambientale. Progetto volto, appunto, al rifacimento dei pozzetti di ispezione che erano stati tombati e che il commissario ha ritrovato con il georadar. Un’operazione che in questi casi si fa di routine nelle strade di tutto il mondo”.

E ancora: “Ora, capiamo che la politica è sempre alla spasmodica ricerca di elementi per corroborare la propria azione, ma servirebbe sobrietà evitando di magnificare la necessità di un commissario “straordinario” per un’operazione del genere, la ricerca di qualche tombino non più rintracciabile e l’ispezione di un sistema di condotte, attività del tutto normali in un paese civile, che arrivano per giunta a oltre due anni dalle perizie della Magistratura. En passant facciamo notare che si continua a non parlare della protezione dell’acquifero e dei laboratori di fisica nucleare. Rifare le tubazioni è passaggio obbligato e fondamentale ma solo la protezione dell’acquifero a monte di esse potrà consentire che vi sia immessa acqua pulita”.