Fine vita: la Regione Abruzzo vota contro la proposta di legge. Dibattito acceso, si attende ora una normativa a livello parlamentare
Niente legge sul fine vita in Abruzzo. Dopo un dibattito acceso durato due ore, il centrodestra, guidato dal presidente Marco Marsilio, ha affossato la proposta di legge, sostenendo che si tratta di un tema di competenza nazionale e che, dunque, il testo sarebbe stato inevitabilmente impugnato dal governo. Una posizione rafforzata dal fatto che la discussione su una proposta di iniziativa parlamentare prenderà il via al Senato il prossimo 17 luglio. L’Abruzzo si smarca così dalla Toscana, unica regione ad aver finora approvato una legge in merito, e dove si è già verificato il primo caso di suicidio assistito.

Nonostante il voto contrario, un punto d’incontro con l’opposizione – Pd, M5s e Patto per l’Abruzzo hanno votato compatti a favore – c’è stato: il riconoscimento della necessità di normare un tema etico, “delicato, complesso e che coinvolge la coscienza di tutti, per coprire una vacatio che la Corte Costituzionale ha sentenziato da anni“. Un vuoto legislativo che, ormai, nessuno può negare.
Il presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri (Forza Italia), ha ribadito in aula la posizione del centrodestra: “Uno stato civile deve normare questo tema etico legato alla sofferenza, grave non sia avvenuto per responsabilità di tutti i governi avvicendatisi. È la dignità che descrive la sofferenza e cioè l’incapacità di portare avanti la sofferenza. La norma però deve essere pensata e riflettuta e non solo con una valutazione scientifica. Sapete come me che il rango è nazionale perché c’è una sentenza della Corte costituzionale. Interverrà il Parlamento e quindi questa legge sarebbe impugnata dal governo. Siamo tutti d’accordo che non è più rinviabile“.
Un’ammissione di urgenza, ma con la ferma convinzione che la soluzione debba arrivare da Roma.
Opposizione: “Non si può rinviare, evitiamo il turismo della sofferenza”
Sul fronte opposto, il capo dell’opposizione di centrosinistra e leader del Patto per l’Abruzzo, Luciano D’Amico, ha sottolineato l’urgenza di procedere speditamente. “È necessario procedere speditamente nell’approvazione visto il pronunciamento della Corte Costituzionale, che lamenta progetti di legge rimasti senza seguito. Rimane urgente approvare, in attesa della presentazione del pdl in Senato, il nostro collegio per le garanzie statutarie ha confermato la sussistenza della competenza regionale e la colleganza con lo statuto. Questa legge disciplina solo la procedura, il diritto è stato riconosciuto. Non dobbiamo rinviare, occorre evitare forme di turismo della sofferenza“.

Un chiaro riferimento ai pazienti che, in assenza di una legge nella propria regione, sarebbero costretti a recarsi altrove per far valere un proprio diritto.
Anche il capogruppo di Fratelli d’Italia, Massimo Verrecchia, ha voluto chiarire la posizione della maggioranza, sottolineando che il voto contrario non è nel merito della questione. “Non siamo insensibili a questo tipo di argomentazioni. Anzi. Tutti abbiamo avuto cari e amici che hanno sofferto nella parte finale della vita. Ma il 17 luglio si approverà questo testo in Senato e si affronterà la tematica a livello parlamentare. La Regione non ha titolarità a definire questo tema. Anche sulla scorta della legge della Toscana, chiediamo solo di aspettare che il Parlamento tratti e definisca. Quindi non è un voto contrario nel merito, ma solo nella forma, per ridare priorità al lavoro del Parlamento su questa delicatissimo materia“.
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La palla, dunque, torna al Parlamento, con l’Abruzzo che attende una legge nazionale per affrontare un tema così complesso e sentito.