Durante il nuovo consiglio regionale si è tornati a parlare del progetto di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito
Un argomento che diventa sempre più delicato giorno dopo giorno e che ha sempre finito per dividere l’opinione pubblica. Il suicidio assistito è una pratica che consiste nell’aiutare una persona a togliersi la vita in modo volontario e consapevole. E’ importante dividere però la questione dall’eutanasia, dove è un medico o un altro operatore sanitario che provoca direttamente, con le proprie stesse mani, la morte del paziente, su esplicita richiesta di quest’ultimo, al fine di alleviare una sua sofferenza intollerabile.

E’ bene anche sottolineare come in Italia l’eutanasia sia ancora illegale, perchè nessuno può procurare la morte a un’altra persona, neanche se è quest’ultima a chiederlo, mentre al contrario, il suicidio assistito è legale, ma non è ancora disciplinato da alcuna normativa. E proprio su questo vuoto legislativo che si accende sempre più spesso il dibattitto. Ecco perchè la Regione Abruzzo ha già più volte messo all’ordine del giorno di alcune sedute la possibilità di regolarizzare la normativa almeno in ambito locale.
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Un vuoto legislativo
La chiamano la “dolce morte”, ma resta un momento troppo difficile e delicato per poter essere gestito soltanto dal sentimento del momento di un familiare o di un medico che si prende la responsabilità di decidere di mettere fine a una vita, anche se su richiesta del malato. Quello del suicidio assistito continua a essere una possibilità che divide l’opinione pubblica e che lo Stato fatica a regolamentare nel modo giusto non fermando così le polemiche che si susseguono dopo l’ennesimo caso.

Negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando e sono le stesse regioni a prendere in proprio certe decisioni giudicate da alcuni “impopolari”. La Toscana, ad esempio, è stata è la prima in Italia a regolare il suicidio medicalmente assistito, con una legge ad hoc sul fine vita. Approvata dal Consiglio regionale, la legge infatti stabilisce le procedure, i requisiti e i tempi per accedere a questo tipo di assistenza sanitaria. Essa prevede che le persone possano richiedere il farmaco per il suicidio assistito, con una valutazione da parte di un’équipe medica.
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Anche l’Abruzzo studia come applicarla
Con l’iter cominciato un mesa fa e riproposto in questi giorni anche il Consiglio Regionale, anche la regione Abruzzo sta pensando di approvare una legge che tuteli e regoli definitivamente il suicidio assistito. Dopo una raccolta firme avvenute nel 2023 e le prime proposte da inserire all’ordine del giorno cominciate già nel giugno del 2024, la regione Abruzzo sta lavorando su un progetto di legge, con un confronto franco e senza veti tra opposizioni e maggioranza, nel tentativo di perseguire l’obiettivo di garantire la necessaria assistenza sanitaria alle persone che intendono accedere al suicidio medicalmente assistito, definendo tempi e modalità per l’erogazione dei relativi trattamenti, nel rispetto dei principi stabiliti dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019.

Una sentenza che stabiliva che le condotte di aiuto al suicidio, quando frutto di una decisione matura e autonoma, non devono essere punibili. Con la ripresa delle audizioni, in regione si auspica un’accelerazione dell’iter legislativo, considerando che il Consiglio dovrà esprimersi entro il 26 giugno 2025, a un anno esatto dall’inizio dell’iter.