Lo storico e ricercatore abruzzese Edoardo Micati ha ritrovato sulla Majelletta un’antica pietra incisa dal poeta-pastore di Castel del Monte, Francesco Giuliani, risalente al 1908.
Giuliani, figura nota nella letteratura regionale per aver testimoniato con numerosi scritti la realtà agropastorale a cavallo tra ‘800 e ‘900, era un pastore di professione ed era solito seguire la transumanza delle greggi. Tra le usanze pastorali c’era, all’epoca, quella di incidere le pietre di montagna con nome e data, a testimoniare il proprio passaggio.
Oggi quelle testimonianze calcaree spuntano fuori dagli stazzi, ma solo agli occhi più attenti. Micati, che già alcuni anni fa ne trovò una, ora ne ha ritrovata un’altra firmata sempre da Francesco Giuliani, ricostruendo un’altra traccia del cammino che i pastori abruzzesi compivano dal Gran Sasso alla Majella, ed anche oltre fino alle Puglie.
Ecco il suo racconto:
Salendo sui prati della Majelletta mi ritrovai a camminare su un dosso erboso che disegnava la forma di un recinto, dal quale spuntavano delle pietre che lo rendeva più evidente. Si trattava del recinto di uno stazzo abbandonato da molti decenni, a giudicare dal sopravvento che la vegetazione aveva preso sulle mura. Mi chiesi dove potesse trovarsi la capanna del complesso e non ci volle molto ad individuare un mucchio di pietre in una depressione del terreno: si trattava di una capanna in pietra a secco seminterrata, di circa 3,5 metri di lato, che veniva coperta con rami e zolle erbose. A poca distanza dai ruderi notai in mezzo all’erba alta una pietra ben squadrata che poteva appartenere all’architrave o allo stipite della capanna. Mi inginocchiai nell’erba ancora bagnata e scostando la vegetazione che ricopriva la pietra e vidi ch’era interamente coperta da una iscrizione. Non impiegai molto a decifrare: 1908 Francesco Giuliani di Castel del Monte. La stessa data e le stesse parole dell’incisione che avevo censito molti anni prima, disposte in un ordine diverso ma che denotavano la stessa difficoltà di Francesco nel calcolare gli spazi, costringendolo a degli “a capo” piuttosto rocamboleschi.
Ritengo che questo secondo ritrovamento sia molto importante in quanto ci permette di individuare lo stazzo dove Francesco Giuliani aveva soggiornato.