È il duro commento di Coordinamento Nazionale NO TRIV – Sezione Abruzzo ed Italia Nostra Abruzzo, i quali ricordano che il Presidente ha anche scritto sulla sua pagina ufficiale di facebook: “Due compagnie petrolifere rinunciano alla concessioni in Abruzzo. La causa? La legge regionale 48 del 2010, varata dal governo Chiodi, che di fatto vieta l’estrazione del petrolio sul territorio regionale. Ecco come si difende l’ambiente, con atti concreti e reali”.
Le due associazioni precisano “innanzitutto di non essere interessati alle contrapposte strumentalizzazioni partitiche; siamo anzi persuasi del fatto che, anche per Civitaquana, valga per tutti (o quasi) il precetto cristiano del Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Veniamo dunque ai fatti. L’area dal permesso di ricerca “Civitaquana” ha già conosciuto in passato numerose campagne di perforazione finalizzate sia alla ricerca sia all’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi, conclusesi con una rinuncia. I titoli, allora, avevano altre denominazioni: Alanno (1999, coltivazione olio), Colle Tavo (1977, coltivazione olio e gas), Fonte di Moro (1999, ricerca gas), Nocciano (ricerca olio e gas, 1980), ecc.. La domanda sorge spontanea: anche in questi casi gli operatori avrebbero fatto marcia indietro scoraggiati dalla 48/2010? La rinuncia ad un permesso è l’atto finale di un’attenta valutazione riguardante il rapporto tra costi e benefici nonché la redditività di determinati investimenti. Evidentemente, il permesso abruzzese non rientra tra le priorità della Cygam. Dal sito web della stessa Cygam apprendiamo infatti che la compagnia canadese non ha richiesto la proroga di un altro suo permesso di ricerca “C.R148.VG”, scaduto il 27/11/2013, che interessa il Canale di Sicilia. Cosa ha a che fare tutto questo con la legge abruzzese n. 48? Niente. Anche Civitaquana era in scadenza al 7/12/2013. A Cygam e Petroceltic sarebbe bastato non richiedere la proroga e gli effetti sul piano pratico sarebbero stati gli stessi dell’istanza di rinuncia. Perché invece sottolineare il loro disinteresse verso Civitaquana con una istanza di rinuncia amministrativamente inutile e superflua, presentata appena 12 giorni prima della naturale scadenza del permesso, ma tanto strombazzato? La risposta a questa domanda sta tutta nei carteggi depositati presso il Ministero a cui è già pervenuta la nostra richiesta di accesso agli atti. Singolare poi che, a mo’ di orologiaio, Petroceltic – scrivono Coordinamento No Triv ed Italia Nostra – evidenzi le doti taumaturgiche della legge voluta da Chiodi e che lo stesso Chiodi faccia leva sulle affermazioni di entrambi gli operatori che nel mare d’Abruzzo hanno interessi molto più importanti di Civitaquana (es.: Elsa 2), per autoelogiarsi. Resta infine irrisolto un dilemma: se la legge 48/2010 è veramente così efficace come Chiodi sostiene, perché tutte le altre società petrolifere che hanno in ballo importanti progetti in Abruzzo non hanno ancora presentato istanza di rinuncia al Ministero? Spesso le mistificazioni generano mostri e ci allontanano dal merito delle questioni da affrontare e risolvere: in primis, l’inadeguatezza della legge regionale n. 48/2010, da superare con un nuovo dispositivo più stringente e penetrante. In seconda battuta, nel breve termine, il silenzio della Regione Abruzzo rispetto alle Intese che le sono state sollecitate dal Ministero per lo Sviluppo Economico in relazione ad importanti progetti legati agli idrocarburi. A causa dell’articolo 38 del Decreto Sviluppo, voluto e votato da tutti i partiti che sostennero il Governo Monti, quel silenzio ha il valore di assenso e consente al Governo di procedere unilateralmente al rilascio dell’Intesa e, immediatamente dopo, al rilascio del permesso di ricerca. Di questo – concludono le due associazioni – il Presidente Chiodi, che invitiamo ad attivarsi per negare le Intese, non può non essere consapevole”.