La proposta definisce, infatti, “sale da gioco” tutti quei locali che ospitano “macchinette da gioco che danno premi in denaro” e introduce, inoltre, il concetto della “distanza minima” di 300 metri, quale area di rispetto per l’apertura di sale da gioco, in riferimento ai luoghi sensibili individuati dalla norma (tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, inclusi gli istituti professionali e le università; tutte le strutture sanitarie ed ospedaliere, incluse quelle dedicate all’accoglienza, all’assistenza e al recupero di soggetti affetti da qualsiasi forma di dipendenza o in particolari condizioni di disagio sociale o che, comunque, fanno parte di categorie protette; i centri di aggregazione di giovani, inclusi gli impianti sportivi; le caserme militari; i centri di aggregazione di anziani; tutti i luoghi di culto; i cimiteri e le camere mortuarie).
La norma garantisce anche le attività economiche che si trovano nell’area di distanza minima garantendo loro un tempo di transizione di 5 anni per la dismissione delle macchinette da gioco. “Insieme al presidente Verì – ha spiegato Paolo Gatti – mettiamo il primo e unico atto concreto sul tavolo dell’ampio dibattito sul tema della ludopatia che si è svolto in questi mesi in Abruzzo. Grazie alla scelta dei 300 metri come distanza minima e rendendo amplissimo l’elenco dei luoghi sensibili, di fatto creeremo una sovrapposizione capillare delle aree di rispetto. La nostra non è una visione paternalistica e vogliamo contemperare da un lato la tutela della salute dei cittadini e dall’altro la libertà della iniziativa economica. Per questo garantiamo le attività che hanno già investito nel settore, dando loro un adeguato tempo di transizione, per potersi adeguare alle nuove norme. Siamo fiduciosi che il Consiglio recepisca il progetto di legge, già licenziato favorevolmente in Commissione, grazie al quale potremo affrancare migliaia di persone dal rischio di divenire schiavi della ludopatia. Siamo fra le prime Regioni ad affrontare il tema, consapevoli che a livello nazionale vi e’ una grande sensibilità, purtroppo più rivolta all’aspetto delle entrate fiscali che queste macchinette garantiscono, che a quello dei drammi sociali che esse producono”.
Della stessa idea il consigliere Nicoletta Verì, che commenta in merito: “Questo è il primo passo per regolamentare in Abruzzo una tematica delicata e dagli importanti risvolti sociali. Altri passi saranno fatti per inquadrare anche gli aspetti della riabilitazione dei soggetti malati e per gestire al meglio gli aspetti sanitari della patologia. Siamo fiduciosi di intraprendere un percorso virtuoso e garantire così risposte concrete alle persone che sono entrate in contatto con questa subdola malattia”.