L’avviso, pubblicato sul Burat e sul sito della Regione, rientra nel programma di inclusione sociale del Piano Operativo 20012/13 del Fondo Sociale Europeo 2007/13 che prevede interventi in favore dell’occupazione e della conciliazione vita/lavoro per le donne.
Le linee di intervento si confermano tre, ciascuna finanziata per un importo di un milione di euro.
La prima, denominata “Più imprenditrici“, prevede incentivi per la creazione di nuove imprese con un contributo a fondo perduto fino a un massimo di 25mila euro per le spese di avvio attivita’ e di gestione. Le domande potranno essere presentate dalle maggiorenni, residenti in Abruzzo da almeno 6 mesi.
La seconda, “Più professioniste“, prevede incentivi alle imprese che attivano rapporti di consulenza in favore di giovani professioniste con età non superiore ai 40 anni e con residenza in Abruzzo.
La terza, “Voucher Family“, prevede un sostegno fino a 2mila euro alle donne con carichi familiari per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro finalizzati all’inserimento nel mercato del lavoro.
“Puntiamo ancora sulle donne” commenta l’assessore regionale Paolo Gatti “e lo facciamo attraverso un progetto che si è dimostrato un ottimo strumento per includere nel mondo lavorativo professioniste e nuove imprenditrici. Nella scorsa edizione abbiamo favorito la nascita di 44 imprese, consentito di attivare 466 consulenze professionali al femminile e dato un supporto alla conciliazione a 500 lavoratrici”.
Il nuovo bando è stato ulteriormente migliorato, con alcune modifiche che lo rendono più semplice per chi vuole partecipare e capace di valorizzare ancora di più il merito delle partecipanti.
“La crescita del PIL in Italia” continua Gatti “può essere un obiettivo possibile solo se il sistema Italia sarà capace di portare la professionalità e l’entusiasmo delle donne nel perimetro del mercato del lavoro, della produzione, delle professioni. L’Abruzzo in questi anni ha dimostrato di essere la Regione maggiormente capace di includere le donne nel mercato del lavoro con dati di incremento occupazionale che spiegano molto anche della resistenza stabile ampiamente sopra le 500mila unità al lavoro”.