“La soluzione prospettata dalla Delibera 28 luglio 2017, n. 417 – ha spiegato Pettinari – è quella di autorizzare in ambito regionale l’apertura di 97 nuove strutture private aggiuntive,
rispetto alle 95 già esistenti, per erogare prestazioni esclusivamente a pagamento. Si tratta di una politica fallimentare che, voglio ricordare, ha portato, nell’ambito del Piano di Riordino della Rete Ospedaliera, alla chiusura di reparti strategici, depotenziamento di distretti sanitari e
chiusura di guardie mediche. Questa politica – ha proseguito – ha portato ad avere un esubero di cure non garantite dal Sistema Sanitario Regionale pubblico che ammonta a quasi 3 milioni di
prestazioni che non si riesce a soddisfare, costringendo i cittadini a rivolgersi fuori regione, a rinunciare alle cure o ad intasare i pronto soccorso con codici bianchi”.
“Crediamo che questa sia una scelta sbagliata e una visione che riteniamo errata visto che si dovrebbe, secondo noi, in un quadro allarmante come questo, potenziare i distretti sanitari,
dove va fatta la specialistica ambulatoriale, e riaprire i presidi sanitari di prossimità che devono erogare questi tipi di prestazioni e quindi offerta pubblica, e quindi andare a recuperare tutti quelli che sono i macchinari di diagnostica radiologica che, acquistati con soldi pubblici, troppo spesso troviamo a marcire in un reparto o in sottoscala e non attivati”.
“Dalla Deliberazione di Giunta regionale 28 luglio 2017, n. 417 si evince che in Abruzzo abbiamo avuto una richiesta totale di prestazioni annue pari a n. 19.514.028, per un costo totale di euro 211.479.738,00, con un costo medio pro-capite per cittadino di euro 159,40. In Abruzzo, sempre dal Documento, si rileva che abbiamo 95 erogatori privati che forniscono prestazioni ambulatoriali insieme alle Aziende Sanitarie pubbliche, di cui 54 sono laboratori di analisi, 9 sono case di
cura, 20 sono studi di radiologia e 5 sono branca a visita, tutti suddivisi nei territori di competenza della ASL. Si evince, inoltre, che sono state erogate 19.514.028 prestazioni a
carico del SSR, di queste, 16.598.919 tramite l’offerta pubblica, mentre 2.915.109 tramite quella privata, ad un costo più elevato rispetto a quella pubblica, in particolare per la ‘Medicina fisica e riabilitativa FKT'”.
“Pertanto possiamo riscontrare facilmente che ci sono una serie di servizi ambulatoriali che le Asl non riescono a garantire creando un fabbisogno aggiuntivo di prestazioni che deve essere colmato. Complici di questa “domanda inevasa” sono i depotenziamenti degli ospedali minori e dei rispettivi reparti, la chiusura dei distretti sanitari e la diminuzione delle guardie mediche. Un riordino dei reparti che, quindi, lascia “a piedi” migliaia di cittadini costringendoli a rivolgersi agli erogatori privati a pagamento, o a Asl fuori regione o addirittura a rinunciare alle cure. Tutto questo si traduce in una fallimentare gestione della sanità pubblica abruzzese”. ha concluso Pettinari.
La replica di Silvio Paolucci. Più che strumentali, questa volta le dichiarazioni del consigliere Domenico Pettinari sono frutto di totale ignoranza, tanto da apparire lunari. Egli non ha avuto neppure la capacità di leggere la delibera di Giunta regionale n. 417 del 28 luglio scorso che, al punto 3, chiarisce espressamente che l’area di attività sanitaria costituisce un fabbisogno teorico esclusivamente autorizzatorio e pertanto non suscettibile di accreditamento istituzionale o addirittura di contrattualizzazione. Sappia Pettinari che c’è una bella differenza tra autorizzazione e accreditamento, per i quali è normativamente previsto il ricorso a bandi. Quindi, per prima cosa, la delibera non comporta alcuna spesa aggiuntiva per le casse pubbliche: si tratta di un mero riconoscimento formale per chi vuole esercitare l’attività medica. Peraltro, anche nel caso di queste prestazioni a pagamento c’è priorità per le strutture pubbliche.
Era un obbligo per la Regione, visto che il Decreto del Presidente del Consiglio sui nuovi LEA (livelli essenziali di assistenza) demanda alle Regioni la disciplina sulle modalità di erogazione della Specialistica Ambulatoriale. Il precedente fabbisogno regionale, deliberato nel 2012 con DCA 67, aveva terminato la sua efficacia a completamento del triennio a fine 2015, e vi era quindi la necessità per la Regione di aggiornarlo proprio per non essere inadempiente e incorrere in facili contenziosi.
Pettinari confonde le mele con le pere, perché il fabbisogno non riguarda aree che sono state oggetto di riordino della Rete Ospedaliera e di quelli che lui chiama presunti smantellamenti e “dimentica” in maniera strumentale che la stima di questo fabbisogno è erogabile in via prioritaria dalle strutture pubbliche.
Credo, in conclusione, che questa volta Pettinari abbia sbagliato nello scegliersi i suggeritori, perché gli unici interessati alla mancata approvazione del nuovo fabbisogno autorizzatorio sono quelli interessati alla conservazione di monopoli nel privato.
Tanto rumore per nulla, o forse sono i prodromi della imminente campagna elettorale che qualcuno ritiene di poter portare avanti sostenendo che “gli asini volano”. Purtroppo oggi accade anche questo, perché si cerca il facile consenso senza alcun approfondimento di merito. Merito che invece ci è stato recentemente riconosciuto dal Ministero della Salute sugli obiettivi di salute raggiunti per la prima volta nella storia di questa regione. Questi sono fatti; il resto – per dirla con Jep Gambardella – è “sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore”.