A lanciare ancora una volta l’allarme contro il proliferare dei cinghiali è Coldiretti Abruzzo che torna sull’argomento evidenziando i danni ad uno dei prodotti più apprezzati e conosciuti della regione. “Campi coltivati con la pregiata spezia sono stati fortemente danneggiati dalle incursioni primaverili e ora è a rischio la raccolta – dice Coldiretti Abruzzo – i cinghiali hanno mangiato i bulbi e ora si stima un calo di produzione dal 20 al 30% a seconda delle zone con particolare riferimento, ovviamente, alla provincia aquilana e all’altopiano di Navelli.
La situazione è ormai insostenibile. Le aziende non ce la fanno più, rischiano di chiudere. I produttori agricoli si lamentano per la mancanza di misure adeguate e nello stesso tempo di indennizzi troppo effimeri per risolvere una situazione che in alcuni casi porta addirittura a chiudere i battenti. A maggior ragione per aziende dedicate alla pregiata spezia abruzzese, che basano la propria economia sulla raccolta del mese di novembre”. Il fenomeno secondo Coldiretti sta generando forte preoccupazione che può determinare in alcuni casi anche l’abbandono delle attività a danno dell’equilibrio ambientale di alcune zone. Otre allo zafferano, i cinghiali mettono ogni anno a dura prova produzioni come lenticchie, mais, sorgo, cereali solo per citarne alcune. “La situazione è diventata ormai insostenibile e non è possibile aspettare ulteriormente.
Il problema ungulati ha generato interventi di contenimento, già in vigore, ma gli abbattimenti sono inefficaci e la gestione della cattura degli ungulati contiene molte falle. I metodi adottati, come ribadito in più occasioni, fanno discutere e la fauna selvatica si è letteralmente impadronita di campagne, boschi e strade mettendo a repentaglio il diritto di fare impresa degli agricoltori che, molto spesso, decidono di abbandonare la lavorazione dei campi con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista della manutenzione del territorio e del paesaggio. Coldiretti Abruzzo sul tema dei cinghiali ha presentato innumerevoli proposte e indicazioni sulle misure da mettere in campo per contrastare il fenomeno della fauna selvatica. Con particolare riferimento a tre aspetti fondamentali: la salvaguardia dell’incolumità pubblica, la tutela del reddito delle imprese e la diminuzione della spesa pubblica in tema di costi sociali e di specifici indennizzi. “Ancora una volta ribadiamo che è necessaria una presa di posizione forte da parte delle istituzioni – conclude Coldiretti Abruzzo – è finito il tempo delle parole, bisogna andare oltre i fatti e arrivare alla soluzione. Ricordiamo inoltre che i danni da fauna selvatica, da due anni, sono sottoposti alle procedure previste dal regolamento comunitario sugli aiuti di stato e, di conseguenza, i rimborsi sono tardivi ed insufficienti ma anche condizionati al raggiungimento di una soglia minima di 15 mila euro (de minimis)”.