Quello della campagna pubblicitaria dell’azienda che fornisce la linea Adsl, denunciata ieri dalla consigliera regionale Marinella Sclocco come ‘sessista’, non è il primo caso che si verifica in Abruzzo. Solo pochi mesi fa, un’azienda vitivinicola teramana aveva già adoperato il doppio senso, legando la particolare nome della tipologia del vino al claim “Degustala”, tutto condito con la forma del calice di bianco incastonato tra la sagoma di un bacino femminile. La polemica suscitata attorno a quei manifesti, che porto l’azienda all’ironica autocensura, assomiglia molto a quella che si prevede per il caso de “La diamo a tutti…l’adsl dove non c’è”. In questa circostanza, però, le critiche si rivolgono anche alla Regione Abruzzo, Ente che secondo Marinella Sclocco figura tra i partner dell’azienda in questione. Il tutto stride con il recente recepimento da parte del Consiglio regionale delle linee guida del Parlamento europeo sul rispetto della dignità e della parità sessuale nel marketing pubblicitario. Un accordo, preso insieme al CoReCom, per vigilare sulla condotta delle agenzie pubblicitarie. Ma se la Regione non vigila nemmeno sulle proprie partner, ovvio che l’opinione pubblica sollevi il polverone, proprio come accaduto in queste ore in rete e sui social network.
La discussione ha stimolato anche gli addetti ai lavori, come Laura Tinari, pubblicitaria e membro del Consiglio direttivo dei Giovani Imprenditori Confindustria L’Aquila: “Oggi mi trovo a dover costatare che il provvedimento preso dalla Giunta e dal Consiglio regionale non sia conosciuto dai più, e mi riferisco soprattutto agli addetti ai lavori, dunque le agenzie pubblicitarie, ma ancor più gravemente che da noi manca la cultura del rispetto dell’immagine della donna”. D’accordo con la denuncia della consigliera Sclocco, Tinari critica l’abuso dello stereotipo ormai comune della cosiddetta donna disponibile : “Purtroppo”, afferma, “oggi siamo troppo abituati a questo genere di immagini, tanto che per molti utenti è ormai normale vedere tali pubblicità, che creano stereotipi e che ledono la dignità della donna. Inizio a pensare”, conclude, “che forse gli abruzzesi andrebbero un po’ rieducati al rispetto della persona e alla moralità nella vita pubblica”.
Sulla questione interviene l’assessore regionale alle Pari opportunità Federica Carpineta, che giudica “La diffusione di una campagna pubblicitaria che utilizza il corpo di una donna con un messaggio equivoco per presentare invece un prodotto commerciale, un fatto assolutamente deprecabile: il messaggio e la sua presentazione vanno condannati e segnalati come indegni della civiltà del popolo abruzzese”. Ma sulla delibera del Consiglio regionale che recepisce la risoluzione del Parlamento Europeo sul corretto utilizzo delle immagini femminili nel marketing e nella pubblicità spiega: “La delibera non poteva contenere strumenti di controllo nè tantomeno di censura, poiché questo non è per fortuna uno stato dittatoriale”. Smentisce, infine, le accuse mosse dalla consigliera Sclocco: “La Regione non è partner di quell’azienda promotrice di quel manifesto e ne’ l’assessore regionale ne’ la consigliera Sclocco, ne’ alcun altro, poteva vigilare su un’azienda privata, a meno che la consigliera Sclocco non sia nostalgica di certe teorie stataliste non in linea con i nostri fondamenti costituzionali”. Precisazioni anche da parte del presidente del CoreCom Abruzzo, Filippo Lucci: “
“Il Comitato regionale per le comunicazioni Abruzzo non ha alcuna competenza di vigilanza e controllo sulla cartellonistica pubblicitaria. Tuttavia, proprio in questi anni, ha realizzato dei progetti di comunicazione mirata ed integrata, finalizzata a sensibilizzare sul piano qualitativo, in particolare, il sistema della comunicazione in generale e offre la totale disponibilità al Consiglio regionale e all’intera comunità abruzzese affinché siano attivate iniziative mirate a tutelare l’immagine e la dignità della donna”.