I roghi più grandi, da Campo Imperatore al Morrone, dall’Alto vastese a Collelongo, hanno interessato ampie porzioni delle aree di ricarica delle falde, in parte usate anche per scopi idropotabili.
Le ceneri prodotte dalla combustione di grandi quantità di biomassa contengono numerose sostanze pericolose che possono essere trasportate superficialmente dalle acque e andare a contaminare i fiumi. Inoltre vi sono numerosi articoli e report scientifici che hanno evidenziato una contaminazione, previa infiltrazione, delle acque sotterranee a seguito di grandi incendi.
Le associazioni chiedono anche di verificare l’esatta composizione delle schiume e dei ritardanti utilizzati nelle fasi di emergenza per allargare i monitoraggi anche ad eventuali sostanze critiche presenti.
“Passata la fase emergenziale è buona norma realizzare uno specifico piano di monitoraggio programmando esami mirati allargando il numero di parametri, ad esempio misurando gli Idrocarburi Policiclici Aromatici e altre sostanze sicuramente prodotte nella combustione che non vengono cercate normalmente. Questi esami potranno essere anche utili ai fini di giustizia per contestare ulteriori danni all’ambiente agli autori di questi roghi. Ovviamente speriamo che per una volta non sarà necessario contestare altri reati e danni perché vorrà dire che sara stata riscontrata assenza di contaminazione nelle acque; è bene, però, procedere secondo i migliori standard internazionali”, spiegano Forum H20, Nuovo Senso Civico Onlus e Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus.