Come si spenderanno i Fas: Chiodi illustra la sua “Fase 2”

ChiodiPescara. Se la “Fase 1” del mandato di Gianni Chiodi è servita a salvare l’Abruzzo dal default, la “Fase 2” dell’operato del governatore regionale si apre con la delibera del Cipe per i fondi Fas, che venerdì scorso ha assegnato 607 milioni di euro per il Programma attuativo regionale. E oggi Chiodi ha snocciolato dettagli, cifre e le proprie considerazioni su ciò che i Fas hanno prodotto e produrranno per l’economia e la politica abruzzese.

Il Par-Fas 2011-2013 è sempre stato uno dei capitoli più spinosi che Gianni Chiodi ha dovuto affrontare come capo dell’Esecutivo regionale. Milioni di euro, quelli del fondo per le aree sottosviluppate, che all’Abruzzo servivano e servono come ossigeno, per risollevarsi da una crisi globale nazionale, acutizzata da quella endemica e dal sisma del 2009. Ma prima di mettere in colonna questi milioni e fare i conti in attivo, Chiodi ha dovuto sistemare quelli in deficit e risanare i debiti; ha dovuto, cioè, chiudere quella che per sua bocca è stata definita “la Fase 1, evitare il default della Regione, ridurre il debito più grande d’Italia al 14%, riequilibrare il deficit sanitario e raggiungere una previsione di riequilibrio anche per il 2011”. Con la chiusura di questa prima fase, “che sarà certificata solo quando la classe governativa abruzzese riconquisterà davanti agli occhi nazionali la dignità di essere una classe dirigente e finirà il commissariamento per la sanità”, si è aperta concretamente la Fase 2, certificata, invece, con la delibera del Cipe per lo stanziamento dei Fas. Una fase che, ammette Chiodi, non si apre con un bilancio pari alle altre regioni, “l’Abruzzo non è normale”, bensì ancora in forte criticità, “ma non c’è più lo spettro del default” e i segnali sono incoraggianti; il rapporto Svimez parla di un Pil abruzzese cresciuto del 2,3% rispetto al 2010, secondo solo al Veneto, mentre l’Istat riferisce di un livello occupazionale nel secondo trimestre 2011 al + 4,9% rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente.

Questo, secondo Chiodi e il Pdl regionale, l’anello di congiunzione tra le due fasi: conti riassestati, trend positivi che puntano al rilancio e quel Patto per l’Abruzzo, divenuto modello di comportamento per tutta la classe politica nazionale. Con tanto “ben fatto” l’Abruzzo si è guadagnato l’attenzione nazionale, in primis del ministro per i Rapporti con le regioni, che “verrà presto qui per incontrare il Patto per l’Abruzzo, dando in questo seguito a quanto detto a Palazzo Chigi nell’incontro tra il governo e il Patto”, ha annunciato il Governatore stamane in conferenza stampa; un’attenzione che ha condotto il Cipe ad assegnare, prima tra tutte le regioni, i fondi Fas all’Abruzzo: 607 milioni 748mila euro “Un Par approvato per intero e per intero verranno erogati i fondi, non in tranche come sarà per altre regioni”, commenta soddisfatto chiodi, “e ci hanno dati i Fas per primi nonostante abbiamo cominciato a lavorare al Programma per ultimi, a causa dei ritardi causati dall’inchiesta-Del Turco e di una Valutazione ambientale strategica operata tardivamente”. Con questa soddisfazione stampata in volto, Chiodi ha illustrato alla stampa, spalleggiato da una folta schiera di componenti della Giunta, il Piano finanziario risultate dalla delibera Cipe, e quanto di questo è stato concentrato sulle cosiddette “aree di policy”, le azioni cardine, le priorità della regione così come Chiodi e il Patto hanno deciso: ben 464,59 milioni, il 76% di tutto il Fas assegnato.

Per Competitività e Rsti sono stati stanziati 123,250 milioni (20% dei Fas), ma Chiodi precisa che si devono sommare a quanto del Fesr è stato già fatto per sostenere l’economia territoriale, industriale e turistica, indebolita dalla crisi e dal terremoto. Il 33% dei Fas, 200,49 milioni, sono stati impegnati per Trasporti, logistica e telecomunicazioni; mobilità sostenibile, ferrovie metropolitane regionali, filovie, funivie e potenziamento della banda larga abruzzese sono gli interventi principali in agenda. Per Ambiente e territorio sono stati destinati 176,786 milioni (il 29% del Programma), con particolare attenzione per le gestioni idrica e dei rifiuti, la prevenzione dei rischi di origine naturale e la tutela e la riqualificazione dei paesaggi. Le percentuali più piccole, tutte sensibilmente ridotte rispetto al Par 2008-2010, sono composte dal 5% della Coesione sociale (31 milioni), dal 7% della Coesione territoriale (44,783 milioni), dal 3% delle Politiche umani e giovanili (19,632 milioni) e dall’1,9% destinati a Governance e capacitazione, ovvero interventi per assistenza tecnica e attuazione del Par-Fas. Soldi che arriveranno con certezza, senza timore di una bocciatura da parte della Corte dei Conti. Chiodi ripete e mitraglia che “abbiamo in conti in ordine”, una risposta destinata a chi lo ha criticato cementata da quella certezza che “i Fas sarebbero arrivati” che ha fatto anticipare, sulla base della stessa previsione, fior di milioni: “11,4 milioni per la Funivia del Gran Sasso, 69,749 milioni per i depuratori, 18milioni per risolvere l’erosione delle coste, 10 milioni per i Piani sociali di zona, 6milioni per il sostegno ai servizi sociali dei Comuni e 20 milioni per il sistema portuale di tutta la regione”.

Dal vanto con cui elenca il successo del risultato alla senso di rivalsa incluso nelle risposte alle critiche, il passo di Chiodi è breve: “E’ tempo di smetterla con la cultura della lamentazione”, ha detto, “perché questa nuova fase di apertura verso lo sviluppo dell’Abruzzo è merito della elevata qualità del lavoro eseguito dalla classe governativa abruzzese. L’Abruzzo è la Regione che ha i Fas, grazie all’intuizione del Patto per lo sviluppo, e solo con lo sforzo comune e di responsabilità e con un cambio strutturale nell’affrontare i temi dello sviluppo economico e della governance regionale si avrà un Abruzzo moderno”. Critiche vecchie, provenienti da “chi prima diceva che i Fas per l’Abruzzo erano stati bocciati e ora dice che sono un risultato scontato”, ricorda il presidente regionale; e critiche più recenti, come quelle provenienti da un settore agricolo rimasto fuori da priorità e stanziamenti: “Facile per D’Amico (ex assessore regionale al bilancio, oggi consigliere Pd Ndr.) dire che ci vogliono altre risorse, ce ne vorrebbero altre anche se l’agricoltura disponesse di 6 miliardi”, replica Chiodi, “ma potrebbe anche proporre come trovarle, senza ricorrere alla finanza creativa e senza distrarre fondi alla Sanità o inventarsi leggi speciali oggi passate all’attenzione di altri Uffici. Per l’agricoltura, poi”, prosegue, “sono già stati destinati 616milioni dal Patto per lo sviluppo rurale e l’assessore Febbo ha recuperato dal Cipe altri 100  milioni destinati all’area del Fucino”.

La rotta da seguire per la nave azzurra di Chiodi è quella segnata sulla carta del Patto, soggetti istituzionali, Pd e protagonisti imprenditoriali dai quali “si accettano proposte che, se condivise, possono portare anche a modificare il Programma attuativo”. Soprattutto dal settore imprenditoriale, dalle associazioni che lo rappresentano, Chiodi pretende un controllo qualitativo sui progetti per il rilancio economico. Progetti che troveranno fertili prospettive, dato l’annuncio esplosivo con il quale il governatore chiude la conferenza stampa: “Arriveranno altri 100milioni per le politiche di competitività, innovazione e produttività”.

 

Il commento del segretario regionale del Pd, Silvio Paolucci. “Ancora una volta Chiodi spaccia per risultato storico l’aver ottenuto ciò che all’Abruzzo spetta di diritto. Risultati ottenuti grazie soprattutto alle parti sociali ed anche al senso di responsabilità del maggior partito dell’opposizione.  Chiodi chiede  anche ‘alla classe dirigente abruzzese’ un cambio di passo: allora vale la pena ricordargli che mai nessuno in Abruzzo ha avuto più potere di lui, e che il trucco di addossare la colpa ad altri non funziona più. Se Chiodi vuole cambiare passo e aprire una ‘fase 2’ inizi con un bagno di realtà e rispetti di più il dramma di decine di migliaia di abruzzesi alle prese con la disoccupazione, il precariato e il rischio chiusura delle piccole imprese. Dalla Val di Sangro e il Trigno-Sinello, in Val Vibrata, nell’area peligna o in quella Val Pescara che si era anche dimenticato di inserire fra le aree di crisi. Vada all’Aquila o si faccia accompagnare nelle zone artigianali e tocchi con mano la crisi. I modesti risultati positivi sono da attribuire ad una ripresina di pochissime aziende internazionalizzate, senza dimenticare che le performance negative del 2010 sul 2009 (-7 per cento il Pil), dovute anche all’impatto del sisma, avrebbero prodotto un rimbalzo fisiologico di alcuni indicatori economici. Investiamo invece con onestà e coraggio, senza strumentalizzazioni”.

 

Approfondimento: Fondi Fas

 

Daniele Galli


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