Durante le giornate che si stanno tenendo ad Ancona sulla Macroregione Adriatico-Ionica, Spacca ha dichiarato che essa “può rappresentare un’importante occasione per avviare un percorso di condivisione delle politiche di sviluppo dell’area”.
Un’opinione che vede concorde l’assessore Castiglione, “specialmente per le notevoli opportunità che la MacroRegione Adriatica può produrre. E’ importante essere riconosciuti dall’Unione Europea ed essere messi in condizioni di partecipare a finanziamenti a Bando, così come acquisire un necessario potere contrattuale con organismi finanziari ed economici nazionali ed europei e la forza di penetrazione nei mercati economici confinanti, ed altro. Ma, appunto perché sono tante le opportunità e le iniziative a tal riguardo, esse andrebbero condivise con tutte le realtà che si riconoscono in quest’area territoriale e non solo leggerle sugli organi di stampa. Questo perché le Regioni Adriatico-Ioniche sono attori e non spettatori dell’iniziativa. Il 2014, anno in cui è fissato il termine per la concretizzazione del progetto della Macroregione Adriatico-Ionica, è alle porte: bisogna arrivare preparati, con proposte progettuali definite, che tengano conto delle priorità di questo territorio, che conta quasi 100 milioni di abitanti, e che rispondano concretamente alla logica della concertazione interregionale in materia di sviluppo economico, di sanità, di infrastrutture”. L’assessore entra poi nel dettaglio e aggiunge: “la Regione Abruzzo, da subito ha creduto in questo progetto, lavorando sinergicamente alla sua realizzazione con le altre istituzioni coinvolte. Faremo però in modo che all’interno di questo progetto trovi posto la nostra politica industriale, che è ormai ben delineata e coerente con quanto avviene a livello europeo”.
Castiglione si riferisce alle Reti di impresa e ai Poli d’innovazione, “strategie imprescindibili per la competitività e lo sviluppo in contesti internazionali. Nei tavoli della concertazione continueremo a portare il nostro contributo perché si sviluppi una politica interregionale univoca, che preveda, ad esempio, un’unica strategia infrastrutturale comprendente nodi logistici specializzati e d’eccellenza, evitando inutili duplicazioni o peggio ancora nodi competitivi. Immagino che la macroregione possa e debba avere al proprio interno delle grandi infrastrutture specializzate: un porto turistico, un porto multimodale, un aeroporto per il trasporto merci ed uno per quello dei passeggeri, un interporto interregionale, un grande hub ferroviario ecc. Anche in ambito sanitario questo vasto territorio (comprendente Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Albania e Grecia) dovrebbe individuare e sviluppare dei centri di eccellenza e pianificare la spesa sanitaria in maniera congiunta al fine di equilibrare le mobilità attive e passive interne al territorio. Dovremmo, inoltre, sul fronte italiano, avere la capacità di fornire un’unica risposta al federalismo fiscale, con una politica unitaria tributaria. Penso ad una riforma unica delle addizionali Irpef, ad una concertazione interregionale sull’Irap ecc. Sono percorsi importanti ed impegnativi e proprio per questo ci devono essere passaggi istituzionali convincenti, dove la Pubblica Amministrazione vuole assumere un ruolo primario e non secondario. Inoltre, dovremo mettere in sinergia e in rete le diverse iniziative che le singole Regioni stanno mettendo in campo e che solo così potranno produrre un vero effetto moltiplicatore e duraturo nel tempo. L’altra sfida è la forza di avere un’unica capacità propositiva e relazionale con Bruxelles, sia in termini sinergici sia in termini programmatici. Per il periodo in questione, infatti, la Commissione Europea propone di destinare 376 miliardi di euro finalizzati ad esplicitare strumenti di ‘politica di coesione’. Di essi, circa 39 miliardi andranno alle Regioni europee in transizione, comprendenti quelle che hanno un PIL pro capite pari al 75-90% rispetto alla media UE dei 27. L’Abruzzo è una di esse, insieme con altre regioni italiane in transizione, quali il Molise, la Puglia, la Basilicata e la Sardegna, e con altre regioni europee con le stesse caratteristiche di reddito. Occorre, dunque, favorire un progetto comune finalizzato alla creazione di un modello di sviluppo, in coerenza con le identità che esse rappresentano”.
E conclude: “come Assessorato allo Sviluppo Economico, sarà nostro interesse chiamare ad uno stesso tavolo le regioni italiane interessate. Si potrebbero sin d’ora gettare le basi per una cabina di regia che coordini e gestisca un’unica politica di sviluppo, di interventi finanziari e normativi, fare in modo che i diversi territori dialoghino tra loro e pianifichino tutti insieme le prossime azioni programmatiche”.
Il vicepresidente ha, infine, sottolineato “l’importanza che tutte le Regioni aderenti individuino da subito almeno tre priorità di convergenza, attraverso le quali rafforzare e consolidare il processo aggregativo: i rapporti con Bruxelles, la politica industriale e la rete infrastrutturale. A queste tre priorità va aggiunta una vision di fondo, trasversale e coerente con ogni iniziativa: la coesione sociale e culturale di tutte le popolazioni dell’area adriatico-ionica”.