In un gioco delle parti al ribasso secondo l’associazione ambientalista che da un lato l’assessorato regionale all’agricoltura avrebbe predisposto una pessima proposta di calendario venatorio che andrà all’esame del Comitato Valutazione d’Impatto Ambientale il prossimo 2 agosto, dall’altro alcuni consiglieri regionali (tra cui Sospiri, Prospero e Iampieri) avrebbero presentato una proposta di legge al Consiglio regionale per approvare un calendario venatorio triennale che va a premiare le fazioni più oltranziste del mondo venatorio. Caserta ha chiarito che “approvare il calendario venatorio con legge regionale, invece con atto amministrativo di Giunta come prevede la legge, è un escamotage per cercare di evitare i ricorsi al TAR che negli ultimi anni bocciavano puntualmente le illegittime scelte filo-venatorie della Regione, poiché risulta giuridicamente difficile impugnare una legge regionale. Dal punto di vista procedurale, quanto sta accadendo ha dell’incredibile: i funzionari regionali stanno lavorando, secondo la normale procedura amministrativa, su un testo di calendario che diventerà “fantasma” non appena il Consiglio regionale avrà approvato con legge l’altro calendario. Senza considerare lo scontro istituzionale con il Governo nazionale e la Commissione Europea, visto che viene presentata una proposta di legge senza considerare che già lo scorso anno il Governo ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale il calendario venatorio della Regione Abruzzo, approvato sempre con legge”. Il consigliere nazionale WWF ha precisato: “I contenuti dei due testi in discussione hanno una sola cosa in comune, sono entrambi pessimi. Si tratta di calendari completamente irrispettosi delle normative comunitarie in materia di conservazione della Natura. Quella che era la Regione dei Parchi e della Natura sembra essere in mano ad estremisti che appoggiano le posizioni più retrive dei cacciatori. I funzionari regionali sono arrivati a scrivere che è possibile cacciare specie di anatre ormai rarissime, come il Codone, ammettendo però che vi sono in tutta la regione solo 25 esemplari di questa specie (e i cacciatori sono 15.000!). Questo modo di fare apre un contrasto, non solo con il Governo nazionale, ma anche con la Commissione Europea giustamente preoccupata per una gestione venatoria che sta riducendo allo stremo la fauna selvatica”.
Per questo il WWF, assieme ad altre associazioni, da un lato ha presentato al Comitato VIA osservazioni tecnico-scientifiche sulla proposta dell’assessorato e dall’altro ha inviato una nota a tutti i consiglieri regionali ricordando che la fauna è patrimonio indisponibile dello Stato e che, votando un calendario venatorio proprio di un organo amministrativo come la Giunta regionale, compiono un atto amministrativo. E su questi atti la Corte Costituzionale avrebbe chiarito che non esiste il principio di immunità che vale per le scelte “politiche” dei consiglieri quando legiferano. Per cui, qualora tale iniziativa si dimostrasse illegittima e causasse danni irreversibili, il WWF valuterà tutte le azioni possibili per fermare questa deregulation venatoria. Il WWF chiede al Presidente del Consiglio Regionale di fermare la discussione della legge per l’approvazione del calendario triennale, anche in considerazione che presto vi sarà la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge regionale che approvò il calendario venatorio dello scorso anno. Al Comitato VIA della Regione il WWF chiede di bocciare il calendario venatorio proposto dagli Uffici dell’Assessorato regionale perché manifestamente in contrasto con le normative comunitarie e privo della relazione di incidenza ambientale.
Queste le principali censure del WWF sui due calendari in discussione: a) Non si rispettano le indicazioni del parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (periodi per le specie cacciabili contenuti nelle Linee Guida ISPRA per la predisposizione dei calendari venatori, munizioni con piombo, comparto unico sulla migratoria, ecc.). Non vengono esposti dai proponenti i dati necessari per superare le indicazioni dell’ISPRA (anzi, i numeri esposti nella relazione, come quelli relativi ai tesserini venatori, testimoniano come l’attività venatoria nella Regione sia gestita in forme inaccettabili e del tutto contrarie alle normative nazionali ed internazionali). La giurisprudenza in materia ha chiarito che gli Stati possono disporre limiti generali a tutela delle specie, anche ai fini del rispetto delle normative internazionali. Inoltre esiste l’obbligo del monitoraggio che appare del tutto disatteso da parte dei proponenti. Gli unici dati, peraltro citati in maniera del tutto fuorviante, sono quelli relativi ai censimenti svernanti degli acquatici e si tratta di dati che dovrebbero determinare la chiusura per un gran numero di specie in considerazione del fatto che non vi sono presenze tali da rendere possibile il prelievo, tenendo conto dell’obbligo di mantenere le popolazioni in uno stato favorevole.b) La relazione allegata alla proposta di calendario dell’Assessorato non può essere in alcun modo interpretata come uno studio di incidenza ambientale (indispensabile per l’espletamento delle procedure di Valutazione di Incidenza Ambientale) in quanto non affronta le problematiche dell’incidenza dell’attività venatoria sulle specie (come Orso bruno, Lupo, Lanario, Grillaio, Pellegrino, Aquila reale, Calandro, Ortolano, ecc.) e sugli habitat protetti dalle direttive europee e sui siti della Rete Natura 2000. Ancora peggio la proposta in discussione al Consiglio regionale nella quale la relazione di incidenza è addirittura assente!c) La decisione di introdurre il cosiddetto “comparto unico sulla migratoria” contrasta con i principi basilari della Legge quadro nazionale sulla caccia, promuovendo un’attività venatoria scollegata dal contesto ambientale e territoriale. Tale scelta, inoltre, è causa di un forte aumento della pressione venatoria in aree estremamente delicate quali quelle utilizzate dall’Orso e da altre specie prioritarie.d) I numeri ed i grafici sui ripopolamenti fanno emergere un quadro sconvolgente. Ogni anno si immettono sul territorio migliaia e migliaia di individui di Starna e Fagiano. Secondo i dati forniti dalla Regione vi sarebbe su queste popolazioni un prelievo nell’ordine delle centinaia di individui (e, quindi, rimarrebbero vivi i 9/10 degli animali immessi), ma questo non porta all’insediamento di popolazioni vitali di queste specie. È evidente la totale mancanza di una gestione faunistica corretta che rende necessaria una segnalazione alla Corte dei Conti, visto che si sta parlando di spese per centinaia di migliaia di euro, denaro che viene sottratto ad una gestione faunistica più corretta (realizzazione di censimenti, piani di conservazione delle specie in direttiva, miglioramenti ambientali, ecc.).e) Il calendario venatorio continua a prevedere l’uso di munizionamento con piombo, nonostante le gravissime implicazioni per la salute umana e l’impatto negativo sulle specie di uccelli necrofagi.f) È molto grave la proposta di consentire la caccia a specie quali Moretta e Coturnice. La prima, presente in poche decine di esemplari, può essere scambiata facilmente con la Moretta tabaccata, specie in Allegato I della Direttiva Uccelli, concentrata in Abruzzo in alcune aree della Valle del Sangro aperte alla caccia e/o, quando protette, di estensione del tutto limitata. La seconda non ha un contingente tale da poter sostenere un prelievo (e, peraltro, la Regione non riporta alcun dato sulla consistenza della popolazione).h) I calendari proposti, che dovrebbero basarsi sui migliori dati scientifici disponibili, non sono suffragati da studi fatti dalla Regione, non considerano i piani di gestione delle diverse specie protette né quelli disponibili per le specie cacciabili, non prendono in considerazione le decine di pubblicazioni scientifiche esistenti sulla fauna abruzzese, pubblicate sulle riviste scientifiche nazionali ed internazionali, nonostante queste avrebbero fornito indicazioni utili sull’incidenza dell’attività venatoria sulle specie.