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Il miracolo di Chiodi: risanato il debito sanitario in Abruzzo

Pescara. Tanti gli aggettivi da poter utilizzare per la sterzata risanatoria che il governatore della Regione, Gianni Chiodi, ha saputo dare al pesante deficit della sanità regionale. Con la certificazione rilasciata ieri dal tavolo nazionale di monitoraggio sulla sanità, Chiodi può annunciare di aver chiuso addirittura in attivo il bilancio sanitario 2010: il miracolo, la mossa epocale che può dar il là alla fine del commissariamento. Si potrà, ora, investire in 200 medici e nuovi macchinari per raggiungere l’eccellenza, grazie al risanamento dei conti. Ma come è stato compiuto il miracolo?

Una situazione catastrofica, la prima sanità regionale ad essere stata commissariata, dopo essere stata già sottoposta ad un Piano di rientro esorbitante. Le colpe? Politiche, di chi lo ha preceduto. Chiodi, presidente della Regione e commissario ad acta, le ha sempre messe in bella evidenza, e ribadite anche stamattina attorniato dal gotha della sanità abruzzese: il sub-commissario Giovanna Baraldi, i direttori generali delle 4 Asl, D’Amario, Varrassi, Silveri e Zavattaro e il direttore regionale del settore Sanità, Maria Crocco. “Una malagestione di chi portato in default i conti dell’Abruzzo, come avvenuto per la Grecia, portando nel 2007 il Sistema delle altre Regioni ad intervenire con un Piano di Rientro da 800 milioni di euro”. Soldi anticipati per onorare le obbligazioni già contratte, a condizione che i debiti venissero coperti e migliorati i livelli assistenziali. Poi l’onta del commissariamento: “l’effetto di altri fenomeni disdicevoli e cioè l’utilizzo delle risorse del Fondo sanitario nazionale per coprire parte dei bilanci regionali. Un debito enorme, derivante da distrazioni di fondi, arrivato a ben 528 milioni di euro, 1000 miliardi delle vecchie lire. Il disavanzo accumulato in 7-8 anni era di 2 miliardi e mezzo di euro che si pensava nessuno avrebbe mai pagato o che forse avrebbero dovuto pagare coloro che sarebbero venuti dopo”, stigmatizza Chiodi. Poi venne lui, Gianni Chiodi, e in meno di tre anni ha compiuto il miracolo. In Abruzzo la popolazione paga, ha detto, 200milioni l’anno di tasse per risanare il debito regionale, 140milioni solo per coprire il buco della sanità, trovandosi lo stesso in un’empasse medica clamorosa: liste d’attesa infinite, tecnologia obsoleta e blocco del turn-over, ovvero “il blocco imposto dal Piano di rientro alla Regione di assumere nuovi medici, impedendo la formazione di una classe medica, generando la fuga dei dottori e un debito da mobilità passiva di 65-70 milioni”. E Chiodi, stamattina, ha continuato a ribadire quelle colpe del passato: “Mancavano del tutto controlli nei confronti della sanità privata e gli abruzzesi, e i processi lo hanno confermato. Non solo opera del malaffare, anche opera di una vecchia politica che cercava gli interessi clientelari saccheggiando le casse pubbliche”. Cause ed effetti che hanno generato lo “scadimento della reputazione della sanità abruzzese”.

Chiodi e il suo miracolo in due anni e mezzo di Esecutivo: il risanamento dell’intero debito che gravava sul Piano di rientro, circa 360 milioni di euro. Per la prima volta, il bilancio sanitario del 2010 e in equilibrio finanziario, addirittura in attivo di 1milione 600mila euro (sarebbe potuto essere addirittura in avanzo di 11milioni se non ne fossero stati investiti 10 per il rinnovamento del parco tecnologico e immobiliare). A garantirlo sono i Ministeri dell’Economia e della Salute ed il sistema delle Regioni. Da qui la svolta, l’avvicinamento alla chiusura della fase commissariale: macchine avanti tutta verso “Abruzzo 2.0”, una sanità fatta di investimenti in macchinari diagnostici innovativi, 200 nuovi medici entro dicembre (assicurata l’apertura di nuovi concorsi da tutti i Direttori Generali) e copertura di tutti i primariati attraverso la riduzione delle unità operative complesse (quindi meno “ospedaletti” ma tutti con i primari). Chiodi vuole mettere in campo la “buona sanità, fatta di buoni medici e buone attrezzature, imprescindibili gli uno dalle altre”, vuole restituire la reputazione e portare la sanità abruzzese all’eccellenza nazionale entro qualche anno: “Ci sono tutte le condizioni per farlo”, ha detto, “ma deve finire la gestione politica della sanità che ha portato l’Abruzzo allo sfascio”. Ma oltre le parole propagandistiche, oltre i meriti rivendicati con onore, quali sono queste condizioni, o meglio, quali sono stati e saranno le cause che hanno prodotto e produrranno gli effetti a parte gli echeggianti “tagli a privilegi e benefici” e “contrazioni dei costi di beni e servizi”, cos’ha fatto Chiodi per risollevare le sorti abruzzesi? Li ha definiti “scelte dolorose e risultati di una dura battaglia”: l’anticipazione di 160 milioni di euro di fondi Fas e di 200 milioni di euro di fondi statali e di risorse regionali. L’alternativa? “Fare come Vendola, la Puglia, le Marche, la Campania, il Lazio, la Calabria”, le altre regioni commissariate, “che hanno aumentato le tasse ai cittadini, ma in Abruzzo avrebbe avuto solo maggiori effetti negativi per lo sviluppo futuro”.

Il miracolo di Chiodi non solo tappa i buchi, non solo non mette le mani in tasca, bensì non taglia, e il Governatore respinge a tutti i mittenti le accuse di “tagliatore folle” e fa parlare i conti del Ministero dell’Economia: “Se si considera il consuntivo del 2008, la spesa per i costi di ospedali, medici e farmaceutica, è stata di 2 miliardi 181 milioni 116 mila euro. I costi di primo livello del 2010 ammontano a 2 miliardi 181 milioni 981 mila euro. Quindi, restano pressoché inalterati. Rispetto al 2008 non sono state affatto tagliate le spese. Non è stata fatta alcuna operazione ragionieristica. Sono aumentate, invece, le entrate. Nel 2008, in effetti, i ricavi netti sono stati di 2 miliardi 239 milioni 152 mila euro. Nel 2010 sono stati, invece, di 2 miliardi 314 milioni 73 mila euro. Tuttavia le risorse avute in più dallo Stato non le abbiamo spese ma le abbiamo tesaurizzate in ottica futura. Inoltre, abbiamo abbattuto i costi di secondo livello, quelli relativi agli ammortamenti, di circa 40 milioni di euro. Se siamo oggi in equilibrio finanziario è solo per effetto di questi due fattori”.

Quasi esagera, poi, quando spiega come è riuscito a far risparmiare alla Regione circa 35milioni di euro attraverso la centralizzazione dei bandi di gara: “per la fornitura di vaccini abbiamo optato per una gara d’appalto centralizzata fissando come costo base il costo sostenuto l’anno precedente. Alla fine, c’è stato addirittura il 22% di ribasso. alla farmaceutica, il relativo bando da 319 milioni di euro è stato basato sempre sul costo storico. Questa gara andrà in scadenza a settembre e scommetto” ha commentato Chiodi, “che ci sarà un ribasso di almeno il 10%. Infine, per l’informatizzazione del 118 gli abruzzesi pagavano 4,5 milioni all’anno. Ma perché continuare con la politica dei rinnovi? Così abbiamo proceduto con l’effettuazione della gara che ha determinato un ribasso pari a circa il 40%. La cosa curiosa”, ha concluso, “è che ad aggiudicarsi il bando è stato poi lo stesso soggetto che prima forniva lo stesso servizio a 4,5 milioni all’anno”. Per la prima 4 milioni, 30 milioni per la seconda, e quasi 1,5 per la terza gara. Risparmi e risultati che indurranno il Consiglio dei ministri a sbloccare 255milioni, che insieme ai 40 messi a disposizione dalle Regioni per la tragedia aquilana, fanno 300 milioni da poter girare alle Asl: “Si apre un nuovo scenario, parliamo di opportunità, passiamo dal Piano di rientro al nuovo Piano Sanitario Regionale”, ha concluso Chiodi, che ha promesso un lungo tour di 2 anni e mezzo di inaugurazioni negli ospedali, ed una gestione collaborativa della sanità privata, scevra dalla dipendenza dal potere politico.

Smentisce il Pd: propaganda falsa, ancora troppa mobilità passiva. Sono stati Camillo D’Alessandro e Silvio Paolucci, rispettivamente capogruppo e segretario regionali del Pd, i primi a replicare alla conferenza stampa di Chiodi.  “Il Presidente Chiodi dà sfoggio del peggiore modo di interpretare il proprio ruolo istituzionale, fa propaganda e non dice la verità”, commenta D’Alessandro, che sul pareggio dei conti afferma interroga: “Chiodi ha mai presentato un proprio piano di rientro dai debiti ?”. “La risposta è no”, risponde e rivendica D’Alessandro, “tanto è vero che è stato nominato dal Governo commissario per applicare il Piano di rientro pensato ed approvato dal centro-sinistra che ora ha raggiunto il pareggio. A riprova sono le numerose, ben otto, sentenze del TAR Abruzzo, che dicono che chiodi ha solo il potere di applicare o fare un nuovo piano di rientro. Non ha mai fatto uno di nuovo, ha applicato quanto fatto dagli altri”. E ancora sui tagli, il capogruppo Pd smentisce: “Chiodi dice di non averne fatti. Intanto sono stati chiusi e non riconvertiti i piccoli presidi ospedalieri, cioè territori abbandonati che hanno dato vita ad un contenzioso non risolto, chiusi reparti, smantellato il sistema territoriale sanitario”.

A D’Alessandro, che conlcude: “La verità  è che Chiodi ha smarrito il senso della realtà, le liste di attesa per una vista o un esame diventano sempre più lunghe, la gente va a curarsi fuori, gli abruzzesi sono sempre più soli, la lettura dei giornali ogni giorno sembra un bollettino di guerra che racconta una sanità a rotoli”, si aggiunge la voce di Paolucci su quest’ultimo tema: “È letteralmente esplosa la mobilità passiva con un tendenziale di quasi 100 milioni di euro annui e i cittadini sono costretti a file interminabili e disservizi continui. Tutto questo avviene con spregio della trasparenza, sul filo dell’illegittimità, senza un solo passaggio in Consiglio regionale, snobbando cittadini, amministratori locali, operatori. Noi abbiamo dimostrato di essere pronti a fare la nostra parte” dice Paolucci, “ma rileviamo che Chiodi non é in grado di fare una profonda riforma della sanità perché la sua maggioranza è spaccata e non é capace di riformare l’Abruzzo. Gli chiediamo ancora una volta portare gli atti in Consiglio regionale”.

Lo stesso Governatore, però, nel corso della conferenza stampa, ha chiosato sulle nomina commissariale: “E’ stata una mossa essenziale, era necessario agire rapidamente, mentre le procedure democratiche sono lunghe e devono affrontare le commissioni e l’ostruzionismo degli emendamenti. Il commissariamento terminerà quando questo Governo eliminerà gli effetti delle cause determinate da chi è ora all’opposizione”.

 

Daniele Galli