Il Governatore scrive “da lunedì 11 febbraio 2013 ho deciso di mutare la mia attitudine nei confronti di chi usa le parole come schizzi di fango tesi a opacizzare la dignità e l’onorabilità degli avversari. Per quasi sette anni ho atteso in silenzio che venissero a compimento gli accertamenti della magistratura sul mio operato, sollecitati dalle insinuazioni di chi, non riuscendo a battermi sul piano elettorale, ha cercato di scalzarmi dall’agone politico percorrendo la via giudiziaria.
In tutte le sedi penali e contabili è stata acclarata la liceità della mia azione amministrativa, ma quello che ho passato mi ha segnato dentro e non lo auguro ad alcuno, neanche ai barellieri di puro odio nei miei confronti. Adesso è finito il tempo di porgere l’altra guancia. Chi intende denigrare la mia persona o il mio agire deve sapere che sarà sottoposto al vaglio del suo giudice naturale. E’ una battaglia di civiltà e di giustizia che devo in primis a me stesso e alla mia famiglia, e poi alle centinaia di migliaia di persone che hanno riposto la loro fiducia in me per otto impegnatissime elezioni”.
Parole scritte l’indomani la prima udienza della querela nei confronti del consigliere del Movimento 5 Stelle al quale il presidente della Regione ha chiesto 200mila euro. Il giudice ha rinviato tutto al febbraio 2016. Nel frattempo simpatizzanti e sostenitori del consigliere pescarese M5S hanno lanciato l’hashtag #iostoconpettinari.
Una querelle che dalle aule del tribunale si trasferisce al web e social con D’Alfonso che interviene dove il Movimento 5 Stelle è nato e cresciuto.