L’Aquila. Scatta lo stato di agitazione del personale del Ministero dei beni ambientali e culturali (Mibac) Abruzzo. Al centro della protesta, che coinvolge tutto il territorio nazionale, le dotazioni organiche delle Sovrintendenze e dei poli museali.
“La riforma dei beni culturali, varata dal Governo, sta creando problemi di organici e funzionalità nelle Sovrintendenze”, spiega Elvezio Sfarra, responsabile Cisl dell’Aquila, “abbiamo proclamato lo stato di agitazione avviando la procedura di conciliazione obbligatoria, propedeutica allo sciopero: se non si aprirà un serio confronto sui temi-cardine, che vanno dalle dotazioni organiche delle Sovrintendenze, ai poli museali, fino alla mobilità del personale, al salario accessorio e alla riforma Madia, che prevede il coordinamento delle Prefetture sulle attività dei beni culturali, si arriverà allo scopero nazionale”.
Sfarra fa notare come “in Abruzzo le conseguenze della riorganizzazione avviata dal ministero dei Beni culturali dimostra un grave punto di caduta relativo al decreto ministeriale sulla dotazione degli organici del Segretariato regionale dei Beni culturali, della Sovrintendenza Beni etno-antropologici, ambientali e paesaggistici (Beap), della Sovrintendenza unica per la ricostruzione e del polo museale: dotazione organica assolutamente inadeguata”, sottolinea il responsabile Cisl dell’Aquila, “uno stato di cose che determina una situazione di caos organizzativo.
Nello specificio, appare inadeguato l’organico della Sovrintendenza Beap, che può contare su una cinquantina di unità, e che ha il compito istituzionale della tutela ambientale e paesaggistica di tutto il territorio, salvo il cratere che è appannaggio della Sovrintendenza unica regionale”.
Secondo Sfarra “il numero di pratiche che arriva da tutto l’Abruzzo è molto corposo. Si avverte pesantemente, nella gestione giornaliera del lavoro, l’inadeguatezza dell’organico previsto dal ministero che non ha tenuto conto delle indicazioni, pur puntuali, fornite dal territorio. Chiediamo il potenziamento e la ridistribuzione del personale in servizio secondo le reali esigenze del territorio”.