Termoli. Accordo all’unanimità tra le sei regioni Adriatiche di centro e meridione riunite a Termoli per ribadire il ‘no’ alle trivellazioni in mare.
Dopo un’ora e mezzo di confronto governatori e assessori presenti (Abruzzo, Molise, Puglia, Marche, Basilicata e Calabria) hanno confermato la “contrarietà unanime” alle trivellazioni.
Il 29 luglio intanto un primo incontro con il governo a Palazzo Chigi.
“Una giornata importante per l’area adriatica”, è stata definita dal presidente della Giunta regionale Luciano D’Alfonso la giornata che ha visto nascere a Termoli il coordinamento di sei regioni contro le norme dello Sblocca Italia che danno il via libera a trivellazioni nel Mare Adriatico. “L’apertura di un colloquio impegnato con Palazzo Chigi – ha detto D’Alfonso – mi sembra un passaggio politico importante, che esalta il valore di un nuovo centro di interesse regionalistico che oggi è nato a Termoli. Trovarsi per fare un’agenda su cosa va fatto è un dato straordinario e soprattutto un dato che arriva da questa parte dell’Adriatico e dello Jonio. Da qui – aggiunge D’Alfonso – la necessità di un dialogo costruttivo con Palazzo Chigi che mi sembra, soprattutto negli ultimi periodi, in tema di tutela ambientale del Mare Adriatico, abbia fatto registrare atteggiamenti diversi rispetto al passato. Un segnale confortante – ha detto il Presidente – arriva dalla possibilità di spostare di nuovo a 12 miglia la distanza minima per avviare introspezioni, anche se sappiamo benissimo che questa norma non risolve nulla”. Ma, secondo D’Alfonso, la questione delle trivelle “deve essere anche occasione per la nascita di un coordinamento delle Regioni adriatiche del Centro-Sud per altre questioni, a cominciare dalle infrastrutture”. D’Alfonso ha poi sottolineato come “alla base delle politiche di sfruttamento delle risorse ambientali del mare ci siano forti spinte geopolitiche di gruppi internazionali molto potenti”, anche se lo stesso presidente della Giunta ha aggiunto che “in tema di trivelle scontiamo anche l’arretramento dell’Italia sull’approvvigionamento energetico” che fa avere gioco facile ai grandi gruppi.
La posizione di confronto, per le Regioni, rimane prioritaria, anche se le stesse sono pronte a valutare la praticabilità, quale estrema ratio, di tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento. Nel corso della riunione è stata messa in evidenza, in un’ottica di difesa globale delle coste adriatiche, l’importanza della partecipazione dell’europarlamentare Ivan Jakovcic a testimonianza dell’attenzione transnazionale che il tema delle trivellazioni in mare richiama. In questo senso Jakovcic ha invitato le Regioni a farsi portavoce presso il Governo per elaborare una nuova strategia di sviluppo dell’Adriatico in chiave europea in grado di favorire una crescita compatibile con l’ambiente. Prima occasione di confronto con il Governo sarà il prossimo 29 luglio, quando al Ministero dello sviluppo economico è stato convocato il tavolo per discutere la compatibilità ambientale del metodo esplorativo “Airgun”. In questa sede le sei Regioni faranno presente al Mise di essersi costituite, per le questioni di tutela ambientale, portatrici di un unico interesse regionalistico. Dalla riunione di Termoli è emersa infatti la volontà di istituzionalizzare il coordinamento creando anche un’agenda politica in grado di dare corpo a una nuova idea di regionalismo. Il coordinamento delle sei Regioni ha intenzione di coinvolgere la Regione Campania, auspicando una rinnovata partecipazione della Regione Emilia Romagna. I presidenti si sono aggiornati al prossimo 18 settembre a Bari, in occasione della Fiera del Levante.
“Su due degli otto quesiti referendari che abbiamo depositato in Cassazione lo scorso 16 luglio, e sui quali abbiamo lanciato la raccolta firme, quelli che riguardano le trivellazioni sono talmente possibili che si stanno muovendo anche alcuni Consigli regionali. I quesiti in questione riguardano l’abrogazione dell’art.35, comma 1, della legge 134/2012 (conversione del decreto Sviluppo) e l’abrogazione dell’art.38, (in parte dei commi 1, 1bis, 5 e 6) della legge 164/2014 (conversione del decreto “Sblocca Italia”); ossia, in sintesi e rispettivamente, trivellazioni in mare e carattere strategico delle trivellazioni”.
Lo hanno dichiarato i Comitato delle sei regioni del centro sud di Possibile, ricordando che “sul tema, il governo ed i Ministeri interessati hanno dato il via, nelle ultime settimane, ad una serie di progetti previsti nel mare Adriatico, a pochi chilometri dalle coste: alcuni localizzati per regione, altri di più ampio respiro, come quello (uno degli ultimi autorizzati) che interessa circa 3 milioni di ettari di mare da Rimini fino al Salento, con la tecnica dell’airgun. Il tutto nonostante il ricorso presentato sullo Sblocca Italia alla Corte costituzionale da 9 Regioni, nonostante i diversi ricorsi sui singoli progetti presentati al TAR, nonostante le manifestazioni pubbliche di protesta di decine di migliaia di persone fatte in Abruzzo (60mila) e Basilicata (10mila), per esempio, nei mesi scorsi. Oggi a Termoli (Cb) si sono incontrati i rappresentanti istituzionali delle Regioni Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria per valutare la richiesta di referendum abrogativo, da alcune indiscrezioni pare su entrambi gli articoli: sia l’art.35 che il 38, in precedenza richiamati. Mettiamo, pertanto, a disposizione dei Presidenti Luca Ceriscioli, Luciano D’Alfonso, Paolo Di Laura Frattura, Michele Emiliano, Marcello Pittella, Gerardo Mario Oliverio e -per loro tramite- ai rispettivi Consigli regionali i nostri quesiti referendari, già presentati in Cassazione, sugli stessi temi oggetto dell’incontro di Termoli. Chiedendo di voler convergere, tenuto conto della prerogativa riservata ai Consigli Regionali di poter indire un referendum senza passare per la raccolta di firme, se nel numero minimo di cinque; aderire ufficialmente e voler andare avanti insieme, verso il comune obiettivo di fermare lo scempio sulle nostre coste e sui nostri territori. Invito che estendiamo, assieme a Green Italia, a tutti i soggetti politici e sociali, a tutti i movimenti, a tutte le associazioni, a tutto il Paese. La campagna è aperta a tutti, come a tutti è stata aperta la proposta. I referendum, infatti, partono dal basso, con il contributo di tutti. È questa la loro grande forza. Noi abbiamo semplicemente creato una possibilità. Non si tratta di aderire o non aderire ad una nuova formazione politica o di schierarsi per questo o quel partito o movimento, si tratta di costruire una sinergia trasversale, un’onda anomala che respinga con forza chi pensa di poter continuare indisturbato a saccheggiare i territori, a puntare su economie fallimentari e criminogene infischiandosi tanto dei cambiamenti climatici, quanto della distruzione di turismo ed eccellenze agro-alimentari, a considerare i cittadini alla stregua di muti e inerti numeri, da consultare il meno possibile”.
“Un importante risultato politico nell’ottica del perseguimento di un modello di sviluppo realmente sostenibile del nostro territorio e della riaffermazione del ruolo al tempo stesso propositivo e decisorio delle comunità locali”. Lo afferma l’assessore all’Ambiente, Mario Mazzocca, a margine dell’incontro di Termoli delle sei regioni dell’Adriatico e dello Ionio. “Le Regioni – prosegue Mazzocca – hanno comunque positivamente valutato l’idea del referendum abrogativo previsto dall’articolo 75 della Costituzione, di proporre ‘l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge’. Preme ricordare come l’obiettivo è di abrogare quella parte del ‘Decreto Sviluppo’ relativa a: 1) dichiarazione di strategicità, indifferibilità ed urgenza delle opere; 2) vincolo preordinato all’esproprio; 3) possibilità che in assenza del piano delle aree (finalizzato a razionalizzare l’attività petrolifera) possano rilasciarsi titoli concessori unici; 4) disposizioni depotenzianti la partecipazione di Regioni ed enti locali ai procedimenti amministrativi”.
Il coordinamento delle regioni coinvolte si riunirà poi il 18 settembre a Bari.