Villa Pini, la Cgil scrive al Senatore Ignazio Marino

villa_piniPescara. La segreteria regionale della Cgil (Angela Scottu e Carmine Ranieri) ha scritto una lettera al Senatore Ignazio Marino, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta del Servizio Sanitario Nazionale. Nella lettera, il sindacato offre uno spaccato sulla situazione, definita di stallo, e sulla problematiche relative alla vertenza Villa Pini.

Il testo della lettera

“Gentile Presidente,

la soluzione delle problematiche aperte dalla crisi del Gruppo Villa Pini è in una situazione di totale stallo e involuzione, in un quadro sempre più deteriorato delle condizioni di assistenza dei pazienti e di vita dei lavoratori.

I pazienti psichiatrici dell’ex Paolucci e delle Villette sono stati trasferiti nelle RSA e/o nelle strutture ospedaliere  in base alla valutazione  effettuata dal CSM della ASL di Chieti ma, come Lei sa,  gli operatori che li hanno assistiti nei lunghi anni di permanenza nelle strutture di Angelini  non hanno potuto seguirli e, anzi, sono rimasti travolti dalle inattese conseguenze del fallimento disposto dal Tribunale di Chieti per la sola società Villa Pini srl (comprendente  la clinica di Chieti e le strutture psichiatriche). Contestualmente al fallimento, il Tribunale di Chieti ha dichiarato anche l’esercizio provvisorio, onde permettere la ripresa dell’attività e salvaguardare creditori e posti di lavoro. Sembrava la soluzione migliore. Il fatto è che lo stesso curatore fallimentare, avv. Giuseppina Ivone, si trova di fronte all’inspiegabile atteggiamento della Giunta Regionale che non revoca la sospensione dell’accreditamento, condizione necessaria per l’esercizio provvisorio e resa possibile proprio dall’instaurarsi della curatela fallimentare.

In questo quadro, si aggravano anche le condizioni “alberghiere” e di vita dei pazienti psichiatrici ospitati nelle strutture residenziali, variamente denominate e dislocate nel territorio della città di Chieti. Comunità Terapeutiche: Maiella 1 con 7 pazienti; Azienda Agricola con 46 pazienti; Via Bruno con 13 pazienti; Via Ferri con 35 pazienti; Via dei Frentani con 13 pazienti; Padiglione con 16 pazienti;  Strutture Protette: Maiella 99 con 15 pazienti; Azienda Agricola con 10 pazienti; Madonna del Freddo con 13 pazienti; ex Farese con 10 pazienti; Struttura semi-protetta casa famiglia: Corso Marrucino con 10 pazienti. Totale pazienti 178.

Il quadro della situazione si fa ancora più preoccupante se consideriamo che il Presidente Chiodi, in qualità di Commissario ad acta, con delibera del 18 febbraio 2010, nel fissare il tetto di spesa per l’assistenza ospedaliera delle strutture private provvisoriamente accreditate, ha cassato dall’elenco le cliniche del Gruppo Villa Pini ( Casa di Cura Sanatrix, Casa di Cura Santa Maria, Casa di Cura Villa Pini), per le quali, invece, la Direzione Regionale Sanità, in una disposizione di pari oggetto, datata 28 gennaio 2010, prevedeva un budget totale di spesa di euro 20.448.812.

Contemporaneamente è stato dato l’annuncio, da parte dell’assessore regionale alla sanità, della volontà di privattizzare l’ospedale pubblico di Sant’Omero (Te).

In base a questi elementi, si è autorizzati a supporre che forse i 20.448.812  di euro serviranno a garantire il  budget di spesa alla nuova società  che gestirà l’ospedale Sant’Omero, con buona pace dei lavoratori di Villa Pini e dei loro posti di lavoro.

Altrettanto drammatica è la condizione di vita e di lavoro dei dipendenti dei Centri di riabilitazione, ambulatoriale e domiciliare ex art.26, San Stefar, servizi territoriali dislocati in tutto il territorio della regione con oltre 3000 utenti: 420 lavoratori, altamente professionalizzati, che continuano a garantire l’assistenza senza percepire lo stipendio. Detti centri sono stati esclusi dalla dichiarazione di fallimento, così come  altre società del gruppo Villa Pini (Istituto di riabilitazione ex art.26 Maristella con 39 pazienti e 40 dipendenti, Residenza Assistenziale Piccolo Rifugio La Cicala di Atessa (CH) con 46 pazienti e 20 dipendenti, in drammatiche condizioni di assistenza). I lavoratori  del San Stefar non accedono alla cassa integrazione in deroga, pur predisposta, per salvaguardare i trattamenti riabilitativi in essere e, quindi, la permanenza dei loro centri che utenti e loro famigliari giudicano con estremo gradimento, fino a definire i centri San Stefar la loro speranza.

La Giunta Regionale non riesce a proporre soluzioni concrete né per l’immediato né per il futuro. Rifiuta l’ipotesi di riassorbimento nel servizio pubblico, rifiuta la proposta di costituzione di una società pubblica o mista (pubblico-privata), prospetta, invece, l’idea che i lavoratori del San Stefar si costituiscano in una fantomatica ed irrealistica cooperativa, propone l’erogazione di un acconto per garantire loro la sopravvivenza, ma aspetta l’assenso del governo nazionale, con il quale doveva esserci un incontro di cui però non si ha notizia; rinvia, quindi, a decisioni del Governo ogni possibile risoluzione. Nel frattempo, un centro di riabilitazione, situato a Chieti, è stato chiuso per sfratto esecutivo per morosità degli Angelini che non pagavano l’affitto da 17 mesi, con grave disagio dei pazienti che trovavano grande beneficio dai trattamenti loro assicurati dal personale. Per giorni, davanti ai cancelli del Centro sono rimaste affisse lettere di genitori di bambini in trattamento che ne invocavano la riapertura.

Questa è la situazione. Ci rivolgiamo a Lei e alla Commissione da Lei presieduta affinché mettiate in atto ogni iniziativa a voi consentita per concorrere alla soluzione dei gravi problemi esposti. Siamo sicuri che, come in precedenza, non mancherà il vostro sollecito impegno sui cui “passi” operativi contiamo di essere informati con la massima cortese sollecitudine”.

 

 

 

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