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Chiusura uffici postali: Pezzopane invia lettera a Poste Italiane

L’Aquila.Un’interrogazione parlamentare al Ministero dello Sviluppo Economico e una lettera a Tiziana Morandi, responsabile dell’Area Centro di Poste Italiane per chiedere le ragioni di un piano di riordino così pesante e per scongiurare la chiusura degli uffici postali in Abruzzo e l’interruzione dei servizi in vaste aree della regione.

Sono le iniziative in atto della senatrice Pezzopane, a seguito dell’annunciata chiusura di 19 sportelli in Abruzzo.
“L’Aquila è una delle province più penalizzate con la chiusura di 6 sportelli sui 19 previsti, ma l’intero Abruzzo subirà dei gravi svantaggi. La maggior parte degli uffici interessati dal piano di riordini riguarda aree di montagna, zone interne che se venissero private di uno dei servizi essenziali, sarebbero penalizzate ulteriormente.

Le Poste che investono in Alitalia e poi tagliano i servizi entrano in contraddizione con la loro missione. Questo piano– continua la senatrice- rischia di tradursi in gravi disservizi per i cittadini, soprattutto per i residenti anziani, costretti a spostarsi negli uffici più vicini, con tutte le difficoltà di chi abita in zone periferiche. Come può essere assicurato il servizio comunque ai cittadini, sopprimendo gli uffici? Perché non pensare di appoggiarsi ad uffici decentrati di istituzioni locali o prevedere un servizio itinerante? Non si può semplicemente chiudere; a fare questo sono tutti bravi.

Troviamo soluzioni utili per mantenere i presidi sul territorio”.

Vittoria D’Incecco (Pd): ‘Garantire erogazione servizi’

L’On. Vittoria D’Incecco e’ tra i 67 deputati del Pd firmatari dell’interrogazione a risposta scritta rivolta al Ministro per lo Sviluppo Economico sulla vicenda del ridimensionamento del servizio di Poste Italiane in
aree marginali e montane, che in Abruzzo riguarda 19 uffici. “Poste Italiane Spa – si legge nel testo dell’interrogazione a prima firma del Presidente dell’Intergruppo Parlamentare per lo Sviluppo della Montagna, On. Enrico Borghi – riceve significativi contributi da parte dello Stato nell’ambito della legge di stabilità per consentire agli uffici postali periferici di garantire l’erogazione dei servizi postali essenziali.

Eppure il piano di riorganizzazione previsto dall’azienda prevedrebbe, a livello nazionale, la chiusura di 455 Uffici Postali e la riduzione degli orari di apertura in 608 uffici. Ciò nonostante il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni abbia in più occasioni ricordato che con apposita delibera l’Autority ha inserito specifici divieti di chiusura degli uffici che risiedono nelle aree remote, anche a fronte di volumi di traffico molto bassi e di alti costi di esercizio”.

“Poste Italiane – si sottolinea nell’interrogazione – non può perseguire logiche di guadagno a scapito delle esigenze della collettività, sacrificando uffici che ritiene “improduttivi” o “diseconomici”, senza considerare che rappresentano un punto di riferimento per i cittadini dei piccoli comuni. I servizi postali, in particolare per le famiglie e le imprese, sono fondamentali per il presidio del territorio e la garanzia dei servizi essenziali.

Il Ministro – chiedono i deputati del Pd – deve dirci quali azioni intenda intraprendere per garantire il rispetto dei disposti stabiliti dall’Autorità per il Garante delle Comunicazioni e come si intenda intervenire per evitare che decisioni unilaterali assunte da Poste Italiane Spa arrechino disagi ai cittadini”. “Auspico – sottolinea l’On. D’Incecco – che il nostro intervento possa essere risolutivo ed eviti la chiusura e il ridimensionamento degli uffici postali periferici. Stiamo parlando di un servizio essenziale per la comunità e la sua soppressione creerebbe ulteriori e gravi disagi ai cittadini”.

Luciano Monticelli (Pd): ‘Contrastare decisione di Poste italiane attraverso coinvolgimento di Sindaci e di tutte le comunità che sconterebbero le conseguenze’

“Ritengo assolutamente doveroso esprimere il mio profondo sdegno – si legge in una missiva del consigliere regionale Luciano Monticelli – e la mia preoccupazione per la preannunciata chiusura di ben 19 Uffici postali nella nostra Regione e la razionalizzazione di ulteriori trentacinque ad opera di Poste Italiane. L’annuncio shock del drastico ridimensionamento dei servizi costituisce motivo di allarme considerato il forte impatto negativo che tale decisione aziendale apporterà alle comunità locali. E’ infatti ben noto il rischio delle rilevanti penalizzazioni che potrebbe subire l’intero territorio abruzzese con pesanti ricadute soprattutto nella provincia di Teramo che sarebbe costretta a pagare il dazio più alto con sette uffici candidati ad essere soppressi. Poste Italiane intende concentrare la presenza esclusivamente nelle aree a più alta redditività tralasciando la propria mission sociale e mettendo a repentaglio il proprio punto di forza da costituito dalla capillare presenza sul territorio.

L’Ufficio postale ad oggi rappresenta l’unico luogo pubblico che eroga sul posto servizi essenziali soprattutto per le fasce più deboli e per la popolazione anziana che correrebbe il rischio con tutti i disagi e le oggettive difficoltà che ne potrebbero derivare.
Né tantomeno può essere sottovalutata la funzione fondamentale di presidio che i servizi postali esercitano in aree periferiche dove svolgono anche la funzione di luogo di coesione sociale, economica e territoriale.

Nel recente passato da sindaco – sottolinea Monticelli – mi sono battuto con tutte le forze per evitare la cancellazione dell’Ufficio postale di Mutignano e nell’occasione prevalse il buon senso che impedì la chiusura. Oggi la problematica della soppressione degli sportelli postali è tornata di stretta attualità ed è indispensabile aggiornare l’agenda politica e di governo affinché la stessa possa occupare la giusta posizione di rilievo fra le criticità da affrontare nell’immediato. Occorre dunque aprire una vertenza unica a livello regionale per contrastare la decisione di Poste italiane attraverso il coinvolgimento di tutti i Sindaci e di tutte le comunità che sconterebbero le nefaste conseguenze di scelte adottate senza alcun percorso di condivisione con le realtà locali e secondo una logica esclusivamente economico-aziendale”.