Abruzzo. Il “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque. Dati 2011-2012. – Edizione 2014” divulgato qualche giorno fa dall’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione dell’Ambiente parla chiaro: le acque di falda e i fiumi in Italia contengono importanti quantità di pesticidi.
In realtà la stessa ISPRA, commentando i dati provenienti da tutte le regioni, sottolinea che il monitoraggio dei pesticidi nelle acque in Italia non è adeguato, sia per sforzo di campionamento sia per numero di molecole cercate. A mero titolo di esempio, il Glifosate, una sostanza ampiamente utilizzata in agricoltura, nel 2011-2012 è stato cercato solo in Lombardia, dove, guarda caso, è risultato essere uno dei principali contaminanti. Ovviamente, chi non cerca non trova.
Criticità vi sono anche rispetto ai limiti di legge da considerare, non stabiliti specificatamente per molte sostanze, e riguardo agli effetti sinergici, quando sono presenti contemporaneamente nello stesso campione più pesticidi.
Il commento dell’ISPRA sui dati abruzzesi sottolinea che, mentre la densità di punti di monitoraggio sulle acque sotterranee è superiore alla media nazionale, per i fiumi lo sforzo di campionamento è minore. Inoltre il numero di sostanze cercate, 53, è basso, sia nei confronti della media nazionale sia, come per il resto d’Italia, considerando il numero di sostanze usate in agricoltura (come detto 400, otto volte il numero delle sostanze cercate).
In generale è indispensabile diminuire drasticamente gli input chimici in agricoltura. Il prossimo Piano di Sviluppo Rurale deve incidere con maggior forza in questo settore, partendo dall’introduzione del divieto di uso dei pesticidi su ampie fasce di rispetto attorno ai fiumi e sui terreni che insistono sulle falde più vulnerabili. Esistono forme di conduzione dei campi e tecnologie più sostenibili che devono diffondersi il più rapidamente possibile.