Palma di Maiorca. Meta di turisti da tutto il mondo, famosa per le sue spiagge limpide e per i suoi paesaggi incontaminati. Beh, non sempre incontaminati. Anche da quelle parti, infatti, il boom edilizio degli anni ’60 ha dato luogo a costruzioni selvagge a ridosso di calette dall’inestimabile bellezza. Nonostante i numerosi alberghi a ridosso sul mare, le acque sono cristalline e limpide, le spiagge attrezzate e pulite, i prezzi abbordabili per qualunque tasca.
Tutti asset che permettono all’isola di vivere sul serio di solo turismo, in controtendenza con la crisi che attanaglia la Spagna.
Abruzzo. Cori di ambientalisti scaricano ire funeste contro le trivellazioni – non certe – del territorio, perché – dicono – l’Abruzzo ha una vocazione turistica. Come ogni anno Legambiente ha diffuso i dati di Goletta Verde, la sua campagna per il monitoraggio delle acque del mare e delle spiagge italiane. Che cosa ci aspetteremmo da un Abruzzo green e ambientalista? Come minimo un mare trasparente come il cielo! E invece le cose non stanno così: stando al comunicato stampa rilasciato da Legambiente, ben sette località abruzzesi hanno ricevuto la bandiera rossa per il forte inquinamento del mare. Si tratta anche di note località balneari come Alba Adriatica/Martinsicuro alla foce del fiume Vibrata, Pineto Marina, Silvi Marina, San Silvestro, Acquabella-San Donato, La Penna e Vasto Marina.
Qualcuno potrà pensare: “Si vede che in quei punti ci sono delle trivelle che sversano il petrolio in mare”. E invece no. Al contrario, come specifica crudelmente il rapporto di Legambiente, i punti gravemente inquinati sono tutti in prossimità delle foci di fiumi.
Le colpe sono di molti, dalla politica all’imprenditoria, e di tutti quelli che ogni giorno infrangono le leggi sulla tutela dell’ambiente, sicuri dell’impunità.
Diego Vitali blogger goccediverità