Papa Francesco non è stato solo un pontefice rivoluzionario per i suoi gesti, le sue parole e le sue riforme, è stato anche un uomo profondamente legato al mondo dello sport, al calcio in particolare, un vero papa tifoso
Lo sport è sempre stato profondamente legato a Papa Francesco. Forse perché Papa Francesco è sempre stato profondamente legato allo sport, e ai valori che sociali che esso dovrebbe sempre veicolare: sacrificio, squadra, lealtà.

La sua vita, la sua spiritualità e perfino alcuni dei suoi messaggi più significativi sono passati anche attraverso i campi da gioco, le palestre e i grandi eventi sportivi.
Papa Francesco, l’infanzia nel barrio e il tifo per il San Lorenzo
Nato e cresciuto nel quartiere Flores di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio ha respirato sin da piccolo l’atmosfera popolare e autentica del calcio argentino. Era solito giocare a pallone per strada con i suoi amici del barrio, e fin da giovanissimo ha scelto di tifare per il San Lorenzo de Almagro, una delle squadre più amate della capitale, fondata proprio da un prete salesiano, padre Lorenzo Massa. La squadra rossoblu resterà per lui l’amore di tutta una vita…
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“Ho scelto di tifare San Lorenzo perché è la squadra della mia famiglia e della mia gioventù. I miei genitori mi portarono allo stadio fin da piccolo” raccontava spesso con orgoglio. E nel 2014, quando il San Lorenzo vince la prima Copa Libertadores della sua storia, la squadra si recò in Vaticano per consegnargli una maglia personalizzata e la coppa: un momento emozionante per un tifoso diventato Papa.
Gli incontri con i grandi dello sport
Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano numerosi atleti e delegazioni sportive. Calciatori, tennisti, cestisti, olimpionici. Dal calcio al basket, dal rugby al ciclismo, non c’è quasi disciplina sportiva che non abbia varcato le soglie di Santa Marta.
Lionel Messi, suo connazionale e capitano della nazionale argentina, è stato ricevuto più volte. Tra i due c’erano un profondo senso di stima e di rispetto reciproco: “Ricordo il papa come un uomo umile, come la maggior parte degli argentini cresciuti con valori veri – disse del Santo Padre Messi. Ma anche un uomo controverso come Diego Armando Maradona ha incontrato Francesco, in un dialogo commosso tra due autentiche icone argentine dei nostri tempi: “Francesco è un uomo del popolo” disse il Pibe de Oro. Francesco, da parte sua, definì Maradona “un genio del pallone, ma soprattutto un uomo che ha saputo rialzarsi più volte dalle sue cadute”.
Papa Francesco, Bolt e Mohammed Alì
Tra i momenti più significativi del via vai di grandi esempi di sport in Vaticano l’incontro con Usain Bolt, che Francesco definì “un esempio di velocità morale, e non solo atletica. Un uomo divertente e sensibile, capace anche di fare del bene con l’immenso dono che Dio gli ha donato…”
Michael Schumacher, poco prima del tragico incidente che lo cancellò dalla vita pubblica, inviò al papa una lettera di stima. Ma Francesco ha avuto parole di omaggio e affetto anche per Mohammad Ali, rappresentato dalla sua famiglia che visitò il papa in Vaticano portandogli alcuni ricordi personali del grande campione di boxe.
Lo sport come strumento educativo
Francesco non era solo un grande appassionato di sport, competente e interessato, ma un uomo che dello sport aveva intuito le immense potenzialità sociali: “Lo sport è un linguaggio universale che supera le differenze di razza, religione e condizione sociale” ha affermato più volte Papa Francesco. Il suo messaggio al mondo sportivo non si è mai limitato alla celebrazione del gesto tecnico o del campione vincente: è stato un invito costante a vivere lo sport come scuola di valori.
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Tra le sue iniziative nel 2016 ha promosso Sport at the Service of Humanity, coinvolgendo il Comitato Olimpico Internazionale e molte altre principali religioni mondiali: “Lo sport deve essere al servizio dell’uomo, mai viceversa”, dichiarò in quell’occasione.
Ma in molti altri discorsi ufficiali Francesco ha anche attaccato lo sport, denunciandone le derive del professionismo esasperato, della corruzione, del doping e e soprattutto delle discriminazioni… “Nello sport, quello vero, non ci sono scorciatoie e non si ragiona solo sulla base dei soldi e del successo. Lo sport è quello dei bimbi, che ne forma il carattere e i sogni, favorendo ogni genere di legame”.

Il calcio, “religione” globale di Papa Francesco
Papa Francesco ha sempre visto nel calcio un potente mezzo per costruire ponti tra popoli e culture. Per lui, il pallone era più che un gioco: spesso ha usato il pallone e il calcio anche per offrire alcune metafore sulla Chiesa. In un incontro con le squadre della Serie A nel 2013, esortò i calciatori a “non smettere mai di essere esempi per i giovani”.
Durante i mondiali in Brasile, nel 2014, pur evitando ogni riferimento nazionale per la sua Argentina della quale era grande sostenitore, sottolineò come il calcio potesse unire anziché dividere: “Il calcio è gioia, è festa. Ma può anche essere strumento di dialogo tra culture diverse”.
E non sono mancati i suoi commenti ironici: quando la nazionale argentina perse la finale del Mondiale 2014, dichiarò: “Sono sopravvissuto a una finale persa, posso affrontare qualsiasi cosa ormai”. Paradossalmente dopo il titolo vinto da Lautaro Martinez e compagni la sua gioia fu sobria, e non pubblica. Ma in Vaticano lo avevano descritto come entusiasta della vittoria della sua nazionale…
La passione per il rugby e il basket
Meno noto, ma altrettanto sincero, l’affetto di Francesco per il rugby, che considera sport “di squadra e di coraggio”. Ha incontrato più volte le nazionali di Italia, Argentina e Nuova Zelanda, elogiando la “nobiltà” del gioco della palla ovale e la “sua capacità di insegnare a cadere e rialzarsi”.
Non meno significativa la sua attenzione al basket, soprattutto quello giovanile. Ha sostenuto vari tornei e camp estivi ispirati ai valori cristiani, spiegando che “la verticalità del canestro ricorda il bisogno dell’uomo di alzare lo sguardo e saltare quanto più in alto possibile”.
Olimpiadi e paralimpiadi: il valore della resilienza
Francesco aveva salutato con molto entusiasmo le Olimpiadi invernali in arrivo in Italia l’anno prossimo soprattutto per la sua speciale attenzione riservata agli atleti paralimpici. Il papa aveva più volte sottolineato come la loro forza sia “ispirazione per chiunque viva situazioni difficili”. In occasione delle Olimpiadi di Tokyo 2020, disse… “Lo spirito olimpico ci ricorda che la pace è una conquista da rinnovare ogni giorno”.
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Nel 2021 ha ricevuto in udienza una delegazione del Comitato Paralimpico Italiano, lodando il loro “coraggio e dignità”, e ringraziandoli per “la testimonianza di amore per la vita arricchita dal valore della speranza”.

Un’eredità che va oltre il campo
Papa Francesco ha lasciato nel mondo dello sport una traccia profonda. Non ha mai voluto apparire come un fanatico, ma come un pastore capace di parlare anche il linguaggio dei campioni e dei tifosi. Il suo approccio allo sport, umano e spirituale insieme, ha coinvolto federazioni, atleti, tecnici e appassionati.
“Nel gioco, come nella vita, si vince insieme e si perde insieme e si impara da una cosa e dall’altra”, ha detto un giorno rivolgendosi a una scolaresca. Una frase che riassume il suo modo di guardare al pallone, ma anche al mondo.
Un ultimo ricordo della vittoria internazionale del suo San Lorenzo… abbracciando a uno a uno tutti i giocatori… “Non ci sono solo miracoli in Vaticano, ma a volte arrivano a Boedo” disse sorridendo riferendosi al quartiere sede del suo club del cuore.





