È ufficiale: Ibrahimovic torna al Milan con un nuovo incarico. In tanti si chiedono cosa ne sarà adesso di Mister Pioli.
Per citare una celebre canzone di Venditti, «certi amori non finiscono: fanno dei giri immensi e poi ritornano. Amori indivisibili, Indissolubili, inseparabili». Un’immagine che calza alla perfezione per descrivere il ritorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan. Con una significativa differenza: stavolta il giro che ha preceduto il nuovo ritorno in rossonero del gigante svedese è stato piuttosto breve, dopo il ritiro dal calcio giocato annunciato al termine della scorsa stagione.
Ibra ritorna dunque al Milan in un ruolo inedito per lui: la sua discesa in campo è ben diversa dal clamoroso ritorno del 2020 quando, alla soglia dei quarant’anni, riuscì a risollevare col suo carisma e il talento infinito di un giocatore unico nella storia le sorti di una squadra alla deriva.
Sì, perché Ibrahimovic non è mai stato solo un giocatore dalla forza erculea e dai colpi geniali, ma anche un eccezionale motivatore delle squadre in cui ha militato, un trascinatore che ha sempre portato con sé anche una mentalità vincente (che ben si riflette nell’eccezionale palmares di trofei vinti in carriera).
Adesso però le cose cambiano: il “Cigno di Malmö” non scenderà più in campo a regalare giocate superbe e valanghe di gol. Il suo apporto alla causa rossonera d’ora in avanti lo darà dalla tribuna. Infatti il gigante svedese è stato chiamato da RedBird, società proprietaria del Milan, a rivestire il ruolo di senior advisor per lavorare «in stretto coordinamento» con la proprietà e il management e con un «ruolo attivo nelle operazioni sportive e commerciali», ma non è tutto.
Ibra naturalmente non si occuperà solo di affari e business, ma dovrà in qualche modo dare una “scossa” a una squadra dal rendimento altalenante, che con il ko contro l’Atalanta è piombata a -9 in classifica dai cugini nerazzurri.
«Non è una decisione presa alla leggera, ma un sogno. Il mio amore per i rossoneri non avrà mai fine e l’opportunità di far parte del loro futuro in modo significativo è qualcosa che avrei solo potuto sognare». Sono state queste le prima parole di Ibrahmovic da dirigente rossonero.
Come ricorda la Gazzetta dello Sport, è probabile che l’ex calciatore diventi «l’ufficiale di collegamento tra la proprietà e la squadra». Una sfida inedita per Ibra che comunque negli anni ha dimostrato di essere anche un abile imprenditore capace di costruirsi un impero economico da 460 milioni di euro investendo nei settori delle gomme da masticare sponsorizzate come integratori e del padel.
Il rischio è quello che il suo «ritorno a casa» (sono parole sue) possa oscurare la figura di Pioli. Anche un’altra gloria rossonera come Fabio Capello ha sottolineato la necessità di chiarire bene i ruoli per non mettere in ombra l’allenatore del Milan.
Tutto vero. Ma non bisogna dimenticare, come ricorda sempre la Gazzetta, che Ibra è sì un impareggiabile solista e un frontman d’eccezione, ma anche un esemplare uomo di gruppo. In questo senso gli anni passati all’Ajax sono stati una scuola fondamentale per lui: è lì che il fuoriclasse svedese ha imparato a mettere il suo talento individuale al servizio della squadra.
È da escludere che Ibra si limiti a fare il semplice uomo-immagine o la bandiera, ma è altrettanto certo che starà molto attento a non invadere il campo altrui con la sua leadership. Ugualmente certo è che in questa inedita veste da dirigente milanista Ibrahimovic dovrà imparare anche le sottili arti della diplomazia. È la nuova sfida di un campione che ha mostrato di non accontentarsi mai e di ricercare sempre altri terreni di confronto.