Brutte notizie dal settore agricolo dell’Abruzzo. C’è qualcuno che è in difficoltà e la questione è seria: ecco di cosa si tratta
Regione amatissima e molto apprezzata da tutti gli italiani, che adorano trascorrerci le ferie anche grazie alla sua ampia disponibilità di ambienti, attività ed attrazioni, l’Abruzzo durante i mesi estivi si riempie e dà il meglio di sé. I lunghi chilometri di spiaggia sabbiosa affacciata sul Mar Adriatico consentono ai bagnanti di rilassarsi e di prendere il sole, mentre le sue cime tra cui il Gran Sasso permettono di fare delle lunghe e divertenti passeggiate al fresco. C’è però un problema, proprio in Abruzzo: riguarda l’agricoltura.
Se da un lato una delle principali attività economiche di questa regione è legata al turismo e quindi al settore terziario, in realtà anche l’agricoltura impiega molti uomini e molte donne abruzzesi, lungo tutto l’anno. Proprio in questa importante fetta dell’economia abruzzese, però, ci sono dei notevoli problemi: ecco quali sono.
Problemi nell’agricoltura abruzzese, ma non per tutti: ecco chi riguardano
Secondo una recente analisi di Openpolis, un progetto di Fondazione Openpolis, Etipublica, Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e Starting Up, in Abruzzo c’è un problema legato ai lavoratori del settore agricolo e, in particolare, ai lavoratori stranieri. I dati raccolti, infatti, rivelano un’enorme disparità di trattamento rispetto ai lavoratori italiani: ecco quali sono le realtà riscontrate.
In base all’ultimo censimento Istat dell’agricoltura, nel 2020 gli stranieri impiegati nel settore agricolo erano quasi 9mila, numero che corrisponde a quasi un terzo del totale dei lavoratori di questo settore, in Abruzzo. Ci si riferisce, nello specifico, ad aziende agricole non a conduzione famigliare o individuale. Nonostante quindi i lavoratori stranieri costituiscono una grande fetta della manodopera agricola, vengono trattati diversamente a livello contrattuale: se la percentuale di lavoratori sul totale è del 36.6%, considerando i contratti con forma continuativa la percentuale scende al 28%.
I contratti con forma saltuaria, invece, suggeriscono che gli stranieri rappresentano il 40.2% del totale: di fatto, quindi, i lavoratori agricoli non italiani sono trattati con forme più precarie di contratto e quindi di stabilità e di retribuzione. Proprio per indagare in questa situazione, anche in Abruzzo come rivela l’Osservatorio Placido Rizzotto sono in corso dei procedimenti giudiziari legati al caporalato, specialmente relativi alla zona della Marsica e provincia dove ci sono mille ettari di terra coltivata, con più di 500 soci produttori e più di 20 milioni di fatturato all’anno.