Il testo integrale della nota:
“Preme rappresentare, quale Sindaco di questa città, e strenuo sostenitore dei suoi colori a Codeste Autorità, la considerazione, attenta e zelante, che l’ossequio alla norma ha recentemente imposto relativamente alla gestione dell’impiantistica sportiva, con ineffabili strali che hanno, in particolare, colpito lo stadio di calcio “Rubens Fadini”.
La vicenda, ben conosciuta dagli attori istituzionali locali, sembra meritare un risalto ed attenzione maggiormente ampi.
Da qualche settimana, infatti, in quello stadio, la nostra squadra, che milita nel campionato nazionale di seconda divisione, disputa i propri incontri “a porte chiuse”: la sanzione è imposta non per ragioni disciplinari, ma per alcune carenze documentali.
Si consideri che lo stadio è stato oggetto, nel tempo, di plurimi interventi di adeguamento ed, in tale solco di operazioni, è stato anche approvato, in fase preliminare, un progetto generale che ha incontrato il previo parere favorevole della Commissione Comunale di Vigilanza sui Locali di Pubblico Spettacolo.
Se, da un lato, non si disconoscono i vincoli, i rigidi vincoli di una legislazione in tema di pubblici spettacoli, tra i più pregnanti anche a livello extraterritoriale, del pari e dall’altro, è dovere di “rappresentatività” quello di dare conto della enorme difficoltà che la situazione di “raminghi” verso campi alternativi ed introvabili comporta alla squadra, destinata verso ingloriose sconfitte “a tavolino” dal quarto incontro in poi a porte chiuse, in ossequio alle cc.dd. “carte federali”, ben conosciute da alcuni illustri destinatari.
Una società calcistica, gloriosa soprattutto a livello giovanile, non merita l’oblio verso il quale, il perdurare di queste circostanze, inevitabilmente la sprofonderebbe.
Tale situazione, tuttavia, è ben più generale atteso l’enorme numero di stadi e campi sportivi “non a norma” (sovente per ragioni formali) anche e soprattutto oltre i confini di Giulianova e, le domenicali ordinanze di sindaci “tifosi” ed affezionati al proprio territorio, a questo punto (se non altro per rispetto del principio di par condicio) non potranno più “preservare” dalle “porte chiuse”.
Ne discenderà la fine del calcio che opera al di sotto dei riflettori con ogni negativo, facile carico di conseguenze anche a livello sociale ed economico locale.
A questo punto, una considerazione ed una domanda si impongono e non possono non legittimare un riscontro a chiare lettere per non essere considerati quali unici artefici di un “gramo” destino: vi sono (se vi sono), nel resto d’Italia, campi di calcio meritevoli di trattamenti a “porte chiuse” ma nei quali si gioca ancora “a porte aperte”?
Si confida nella sensibilità dei destinatari e si porgono vivi sensi di stima e cordialità”.
Il Sindaco Francesco Mastromauro