C’è una osservazione compiuta da alcuni ricercatori che ha scoperto come i vestiti puliti non siano al riparo da potenziali, grossi rischi per la salute. Che cosa riguarda la cosa.
Vestiti puliti, averli sempre così è decisamente il massimo. Indossare qualcosa di profumato e di lavato da poco aumenta il senso di confortevolezza. Ci fa sentire più freschi in estate e più coccolati in inverno, quando i vestiti puliti sono pure più morbidi. Il senso di igiene e di pulizia è amplificato al mille per cento e tutto questo fa si che aumenti la qualità della vita. Ma non sempre avere dei vestiti puliti fa rima con vestiti igienizzati. E lo conforma un apposito studio condotto di recente.

Alcuni ricercatori inglesi della De Montfort University di Leicester hanno avuto conferma di ciò dopo avere condotto una apposita analisi che riguardava un lavaggio consueto, di quelli che svolgiamo normalmente in casa diverse volte a settimana. Scopo di questo approfondimento era cercare di capire come e quando un ciclo di lavaggio può metterci al sicuro da possibili rischi che riguardano eventuali contaminazioni batteriche. E ne sono venute fuori alcune considerazioni interessanti, a seguito dell’interpretazione dei dati osservati.
Vestiti puliti ma non disinfettati, risultati allarmanti
Spesso e volentieri abbiamo sentito dire che germi, batteri e virus vari si dissolvono alla temperatura di almeno 60°. La cosa vale anche per la cottura dei cibi. Bisogna fare si che alimenti od oggetti che vogliamo disinfettare restino esposti a tale temperatura per almeno 5-6 minuti di seguito, per potere eliminare ogni carica patogena.

E questo studio inglese, che ha trovato pubblicazione sulla rivista di settore PLoS ONE, ha avuto come ulteriore fine anche quello di capire se il vestiario da lavoro del personale sanitario possa contribuire ad alimentare la diffusione di batteri antibiotico-resistenti. Pare proprio di si, da quanto è stato esaminato. E quindi è diffuso pure il possibile rischio di contrarre delle infezioni.
Gli agenti nocivi più frequenti erano rappresentati dai vari Pseudomonas aeruginosa, Escherichia coli, Escherichia faecium e Staphylococcus aureus. Tutti batteri che possono vivere persino fino a tre settimane sul cotone. La Organizzazione Mondiale di Sanità ritiene questi agenti patogeni tra i più diffusi e portatori di problemi.
Leggi anche: Allarme morbillo, contagi moltiplicati ed Italia secondo Paese più colpito
Come stare al riparo da eventuali rischi
E 4 lavoratori in ambito ospedaliero su 5 hanno l’abitudine di lavare a casa le loro divise e camici da lavoro. Cosa che può favorire il trasporto di batteri. Per il lavaggio sono richieste temperature elevate; più sono alte e meglio è.

Lo studio in questione ha anche individuato che i 60° non rappresentano comunque un livello sufficiente per debellare ogni contaminazione microbica.
Leggi anche: Cibo processato, la terribile conferma di uno studio: più ne consumi e più rischi la morte
E che le lavatrici più vecchie tendevano a mostrare risultati peggiori, per via dell’accumularsi di agenti nocivi nel cassetto del detersivo ed in altre parti degli elettrodomestici. La cosa migliore da fare per cercare di evitare ogni rischio consiste nel fare ricorso a lavaggi a temperature più alte, ad almeno 90°. E per un minimo di dieci minuti di tempo.





