Riserva Borsacchio: il Consiglio regionale ribadisce il suo si

borsacchio“Superato brillantemente anche l’ultimo scoglio in Consiglio regionale (con 24 voti favorevoli e 13 contrari), la revisione dei confini della Riserva naturale del Borsacchio è legge della Regione Abruzzo”. È quanto ha detto il Consigliere regionale e Capogruppo di Fli, Berardo Rabbuffo, al termine della votazione con cui è stata approvata la legge.

“L’assise regionale” prosegue Rabbuffo “è stata chiamata ad esprimersi soltanto in merito al parere del Collegio regionale per le garanzie statutarie, e non già sulla legge che era stata approvata precedentemente nella seduta dell’otto maggio scorso. Un parere che faceva rilevare la non congruità dell’ampiezza della riserva naturale dichiarata nel testo rispetto a quella riportata nella planimetria, quindi un problema formale sanato definitivamente. E’ stato respinto il modus operandi di certa politica ideologizzata e di un certo terrorismo psudo-ambientalista che non ha risparmiato mistificazioni, attacchi personali e ostruzionismo in aula. Con la revisione dei confini si e’ ampliata la riserva, inoltre, si sono eliminate le ingiustizie di chi, nelle zone edificate, ha subito per sette anni ingiusti divieti e norme di salvaguardia vessatorie imposti dai vincoli ambientali laddove non c’era nulla da tutelare come per esempio nel quartiere dell’Annunziata di Giulianova, in Contrada Gianmartino e nell’abitato di Cologna Spiaggia oltre che nelle tante imprese turistiche-ricettive che operano nell’area. Ora, la parola spetta, secondo quanto stabilito dalla legge, al Comune di Roseto, che dovrà predisporre un vero Piano di Assetto Naturalistico (Pan), finalmente scevro da cementificazioni per dar vita al Parco bloccato da sette anni, progettare una pista ciclabile per rendere fruibile la riserva e completare il corridoio ciclabile dei comuni rivieraschi, infine, approvare un nuovo Piano spiaggia che tenga conto anche dell’arenile che prima era perimetrato dal parco pure essendo pieno zeppo di stabilimenti e di ombrelloni”.

 

Il commento della sinistra rosetana. “Oggi una pagina nera per la storia della politica. Per ora hanno vinto i soliti nomi che puntano sul cemento e sulla speculazione edilizia. La classe dirigente della nostra regione ha fallito. Si è piegata ai voleri di qualche imprenditore a danno di un territorio splendido e della cittadinanza. Uno stallo durato anni, che ha penalizzato i cittadini per mascherare il reale intento: favorire una vecchia politica ed i grandi elettori legati al cemento”. Ha commentato la notizia dell’approvazione della legge sulla riperimetrazione della Riserva del Borsacchio, Marco Borgatti, portavoce della Federazione della Sinistra rosetana, che ha promesso battaglia: “siamo pronti ad ogni azione in ogni sede per annullare quest’atto di inciviltà. Faremo capire a questa classe politica come sia finito il tempo delle spartizioni politiche e come ormai questi metodi da prima repubblica siano obsoleti. Il futuro di certo non sarà con loro. Aspettiamo – conclude Borgatti – con ansia le prossime elezioni regionali per mandare finalmente questi individui in cerca di lavoro”.

Rapagnà contro tutti. “La riperimetrazione dei confini della Riserva Naturale Regionale Guidata del Borsacchio è stata definitivamente approvata dal Consiglio Regionale con i voti della maggioranza di centrodestra con il sostegno del rappresentante dell’UDC, con 24 voti a favore e 13 contrari su “soltanto” 37 consiglieri presenti”. Ha spiegato l’ex onorevole Pio Rapagnà, precisando che “senza il comportamento sconsiderato ed omissivo dei diversi soggetti istituzionali che avrebbero dovuto rendere operativa ed effettiva la Riserva, i Consiglieri teramani del Pdl Rabuffo e Venturoni e del Pd Ruffini e De Luca, la 2^ Commissione regionale del Presidente Pdl Luca Ricciuti e la maggioranza di centrodestra e del FLI del Consiglio Regionale non avrebbero avuto alcuna scusa e sollecitazione per proporre quel tipo di riperimetrazione che poi è diventata nei fatti una nuova Legge: è così, adesso, la Riserva deve ripartire dal principio e la sua attuazione è affidata proprio a quei soggetti che hanno fatto di tutto, prima per non applicare la Legge del 2005 e poi a impegnarsi a ridimensionarne il contenuto e la simbologia, contro ogni logica ambientale-culturale, ma anche giuridica e procedurale. Per quanto riguarda la nuova amministrazione comunale di Roseto, guidata dal sindaco Enio Pavone e dal vicesindaco Alfonso Montese, essa, con la scelta di riperimetrazione, ha sancito con i fatti la perfetta continuità sostanziale con le scelte speculatorie e sanatorie della precedente amministrazione a guida PD. Dovranno molto riflettere e cosparsi il capo di cenere quegli esponenti politici locali di quegli stessi partiti, come l’IdV, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani (Federazione della Sinistra), che si sono, invece, alleati e apparentati con quello stesso PD che è stata la causa prima di una sconfitta “politica e ambientale” che ha avuto sponde e giustificazioni significative sia a livello delle due amministrazioni comunali di Roseto e Giulianova, della Provincia di Teramo e, dulcis in fundo, anche da parte di quello stesso Consiglio Regionale che, in un Paese normale, la sua propria Riserva – conclude Rapagnà  – avrebbe dovuto tutelarla e salvaguardarla”.

Il commento del consigliere regionale di Sel, Franco Caramanico. “La conclusione cui oggi abbiamo assistito della vicenda della riserva del Borsacchio rappresenta una brutta pagina della politica regionale . Non si è avuto il coraggio di tutelare una tra le porzioni di costa più belle d’Abruzzo, di dialogare con i cittadini, facendo comprendere le reali possibilità di sviluppo che si sarebbero potute avere. L’unica vera opportunità sarebbe stata quella legata all’approvazione del Piano di assetto naturalistico, già predisposto, stralciando la prescrizione che prevede un aumento di cubatura di 50 mila metri cubici. Questo strumento avrebbe potuto assicurare il rispetto dei vincoli di tutela ambientale, senza precludere le legittime esigenze e necessità di sviluppo espresse dalla cittadinanza e dalle categorie professionali. L’istituzione della riserva avrebbe evitato l’insediamento di strutture impattanti e dato ai territori la possibilità di accedere a finanziamenti che avrebbero potuto aiutare l’economia di quelle zone”.

 

 

 

 

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