Una notizia destinata a sconvolgere l’equilibrio politico. Il presidente della Regione rinviato a Giudizio: l’accusa è molto grave
Una notizia che scuote il mondo politico e sanitario. Al termine di una lunga inchiesta, è arrivata una decisione destinata a stravolgere gli equilibri regionali e a mettere in luce una situazione da tempo sotto l’occhio della magistratura. L’accusa è di quelle che fanno discutere: concorso in induzione a dare o promettere utilità. Al centro del procedimento è uno degli esponenti politici più in vista.
Secondo l’accusa, il Presidente della Regione si sarebbe macchiato di alcuni reati legati al mondo della sanità. In particolare, sono state messe sotto i riflettori alcune delibere sul riparto dei fondi destinati alle aziende sanitarie della Regione. Un fulmine a ciel sereno, che riapre il dibattito sulla gestione dei fondi regionali e che porta nuovamente all’attenzione il rapporto tra politica e magistratura.
Un rapporto spesso al centro di discussioni e divisioni. Tornate prepotentemente in ballo oggi. A finire sotto i riflettori è il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, di Forza Italia. Il suo rinvio a giudizio si riferisce ad una vicenda del 2022, che aveva acceso i fari sulla sanità lucana. Il processo è fissato per il prossimo venticinque gennaio. Con il Governatore finiranno a processo altri quattro esponenti di primo piano del governo regionale: il senatore Gianni Rosa (Fratelli d’Italia), l’assessore regionale alle Attività produttive, Francesco Cupparo (Forza Italia), e i consiglieri regionali Francesco Fanelli (Lega) e Rocco Leone (Fratelli d’Italia).
L’accusa al Governatore e le indagini
Il rapporto tra la Magistratura e alcuni tra gli esponenti di governo più in vista, torna nuovamente in primo piano. Dopo l’arresto del presidente della Regione Liguria Toti, ora tocca a Bardi finire nel mirino dei pm. La vicenda era nata nel 2022: il sette ottobre vennero arrestati due esponenti politici: si trattava del capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Francesco Piro, e dell’ex sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, finita agli arresti domiciliari. Ttto ruotava intorno alla presunta defenestrazione, decisa – secondo gli inquirenti – a tavolino dalla Giunta di centrodestra, anche attraverso una riduzione di fondi di circa 12 milioni di euro, di Massimo Barresi (il principale accusatore dell’inchiesta) dalla direzione generale dell’ospedale San Carlo di Potenza, il più importante della regione.
A coordinare le indagini è stata la Procura della Repubblica di Potenza, che ha indagato anche su un altro filone di indagine, riguardante un presunto “mercimonio politico-elettorale” a Lagonegro, città di Piro e Di Lascio, in occasione delle elezioni comunali del 2020. Sono diciannove le persone indagate (comprese Piro e Di Lascio), mentre per altre cinque è stato disposto il non luogo a procedere. Con il rito abbreviato, invece, ne sono state assolte altre tre: l’attuale direttore generale del San Carlo, Giuseppe Spera (subentrato proprio a Barresi), l’ex dirigente dell’Ufficio legislativo e della segreteria della Giunta regionale della Basilicata, Antonio Ferrara e l’imprenditore Antonello Canonico.