“Apparteniamo a quella generazione – spiega Di Giuseppe – che ha vissuto la mitizzazione del crollo del muro di Berlino e delle sue conseguenze. A quella generazione per cui non esistono due Germanie anzi non sono mai esistite. A quella generazione che ha studiato la cortina di ferro sui libri e che ha sempre visto ‘il comunismo sovietico’ come il male sconfitto, il cancro estirpato. La realtà, trent’anni dopo, ci consegna uno scenario ben diverso e forse non del tutto compreso. Le democrazie liberali hanno trionfato, il globalismo ed il liberismo hanno posto ovunque le proprie radici tanto da portare studiosi a teorizzare addirittura la fine della storia ma la verità è un’altra. La verità è che al giorno d’oggi di muri ce ne sono ancora tanti, alcuni più subdoli poiché invisibili: quello della crisi economica, della finanza speculativa, della tecnocrazia, dell’immigrazione incontrollata, della globalizzazione, dell’emigrazione e disoccupazione giovanile, delle baronie universitarie, dello spread, del relativismo culturale, della teoria gender , della droga, quello del disimpegno, quello di chi antepone il profitto al resto, quello di un’ Europa che esiste solo in virtù delle grigie lobby di Bruxelles e della cartamoneta.
“Quel muro, trent’anni fa, è stato travolto – aggiunge – dalla storia ma la storia la scriviamo tutti noi. Per questo non possiamo stare a guardare muri ideologici che ingabbiano le nostre speranze senza prendere per mano il nostro destino. Siamo chiamati oggi, come allora, a scrivere una nuova storia che ci permetta di abbattere i nuovi muri che ci hanno costruito davanti. Per questo, in questo 9 novembre, data simbolo di libertà, Gioventù Nazionale ha deciso di celebrare i popoli liberi su tutto il territorio nazionale”.
“E sulla scia di quel detto che recita “muri puliti, popoli muti”, abbiamo deciso di costruire quei muri astratti che la società erige e di scriverci sopra i nomi di tutte le barriere che il pensiero unico impone. Saremo noi stessi a distruggere quei muri simbolici, come saremo noi stessi a distruggere il pensiero unico che ci vuole tutti omologati, asserviti ai poteri forti”, conclude Di Giuseppe.