Elezioni Teramo, il Teatro romano accende il dibattito politico

Dopo l’annuncio del candidato sindaco e primo cittadino uscente Gianguido D’Alberto sul Teatro romano e la replica del candidato sindaco Carlo Antonetti, si è acceso il dibattito politico sui “meriti” per l’affidamento dell’appalto.

“Il candidato sindaco della destra continua a fare il ventriloquo del presidente Marco Marsilio, confermando l’assoluta mancanza di autonomia, visto che a livello locale è la controfigura dei noti Gatti e Tancredi, alla guida politica e amministrativa della città dai primi duemila fino al 2018, e noti per le loro pubbliche prese di posizione contrarie al recupero del Teatro Romano – dicono i candidati Pd Stefania Di Padova e Alberto Melarangelo – Conferma di essere totalmente impreparato, oltre ad essere a totale servizio della destra a trazione aquilana e romana, perché attribuisce a Marsilio il finanziamento per la totale riqualificazione del Teatro Romano di Interamnia invece di ricordare che l’impegno di Gianguido D’Alberto sul tema ha portato la totale copertura del finanziamento grazie allo stanziamento dei fondi da parte del Ministero della Cultura e del Cis, attraverso le interlocuzioni con il commissario per la ricostruzione Giovanni Legnini e l’allora premier Giuseppe Conte, incontrato personalmente all’Università. Mentre l’attuale sindaco si batteva dall’opposizione per raggiungere questi traguardi e l’allora maggioranza di centrodestra (composta dagli stessi manovratori di oggi) osteggiava la realizzazione dell’opera, l’attuale candidato probabilmente era impegnato in altre faccende”.

Altro parere quello del sottosegretario alla giunta regionale, Umberto D’Annuntiis: “Dopo il fallito tentativo di rivendicare meriti sul Giro d’Italia a Teramo, voluto esclusivamente dalla Regione, il sindaco D’Alberto, malato di “annuncite”, ci riprova con il Teatro romano e, come Totò, cerca di vendere cose non sue. Bene fa sl sindaco di Teramo a ringraziare il commissario per aver apposto la firma, ma abbia un lampo di onestà intellettuale e riconosca i meriti della Regione. Il sindaco dimentica, volutamente, che i progetti da finanziare vengono proposti al commissario dalla regione. Chi ha fatto sintesi, inserendo il Teatro romano di Teramo e facendolo preferire ad altre richieste, è stato il presidente Marsilio. Ci spieghi, quindi, il sindaco quale sia stato il ruolo di Conte e del Movimento 5 Stelle che, feroci avversari fino ad ieri, adesso li ritrova stretti in un abbraccio mortale che decreterà la fine di entrambi. Comunque non ci stupisce: questo è il sindaco che in 5 anni, e con i finanziamenti approvati, non è riuscito a portare a termine una progettazione delle scuole danneggiate dal terremoto; è il sindaco che ha rischiato di perdere finanziamenti sul dissesto idrogeologico per inerzia; è il sindaco del pasticcio sulla delocalizzazione della centrale Enel della Cona. Siamo certi però, per il bene della città, che non sarà il sindaco che ridarà vita al Teatro romano, fortemente voluto dal presidente Marsilio e dalla sua giunta”.

Ad intervenire nel dibattito, anche l’assessore uscente e candidato Andrea Core: “Le dichiarazioni del sottosegretario D’Annuntiis dimostrano ancora una volta la totale mancanza di rispetto verso le istituzioni che tutti noi siamo chiamati a servire, oltre che il disperato tentativo di sopperire alle lacune di una coalizione che a Teramo verrà ricordata come priva di alcuna argomentazione e contenuto. Ma non è con arroganza e frustrazione che si confonde una comunità, quella teramana, che ben ricorda l’immobilismo ereditato 5 anni fa, con assenza di visione e di prospettiva oltre che incapacità amministrativa. Come mai in 13 anni di amministrazione comunale dal 2004 al 2017 il centrodestra non è riuscito a trovare soluzione alcuna per il nostro territorio ed oggi con voli pindarici, davanti alla concretezza della nostra azione, prova a rivendicare meriti che non hanno attraverso enti ed istituzioni che nulla hanno a che vedere con i risultati ottenuti? Davvero qualcuno crede che i teramani abbiano dimenticato il tono sprezzante con il quale alcuni esponenti di spicco dell’attuale coalizione di Antonetti definivano il Teatro Romano “un rudere”, “un ammasso di pietre”? Oggi con l’abbattimento dei Palazzi Adamoli-Salvoni e con il bando di gara pubblicato in gazzetta europea finalmente è stata restituita dignità alla nostra comunità, è stata rimarcata la valenza storica, archeologica, culturale del nostro territorio, è stato valorizzato il nostro patrimonio, è stata mantenuta una promessa che durava da anni. E se francamente il merito della Regione dovesse anche lontanamente essere quello di non aver ostacolato tale percorso, francamente si prova sincero imbarazzo a pensare che tale rivendicazione possa arrivare da un autorevole esponente della giunta regionale. Per quanto riguarda la centrale della Cona, i cittadini ancora attendono le scuse di chi, prima di noi, aveva paralizzato la macchina amministrativa e lasciato senza nemmeno lo straccio di un progetto facendo perdere i finanziamenti stanziati, che solo grazie a questa amministrazione sono stati parzialmente recuperati e poi implementati con le risorse del Masterplan, per dare finalmente una risposta alle richieste e alle necessità di uno dei quartieri più estesi del nostro territorio”.

Per Giovanni Battista Quintiliani per la lista Futuro In, “leggano, Melarangelo e Di Padova, la ricostruzione della procedura di finanziamento del teatro romano, e capiranno che anche in questo caso, loro ed il loro sindaco uscente, tentano di appropriarsi indebitamente del lavoro altrui, come già accaduto per il giro d’Italia e per il castello della Monica. D’altra parte, quando poco o nulla si è prodotto, si può comprendere il tentativo di gettare fumo negli occhi dei cittadini più distratti.
Peraltro il Melarangelo e la Di Padova, citando a sproposito Paolo Gatti, gli hanno attribuito “prese di posizione pubbliche contro il recupero del teatro romano”. Le citino, se ne sono capaci, oppure chiedano scusa per aver detto l’ennesima falsità. Comprendiamo l’ansia e la preoccupazione dei giorni finali della campagna, ma non è consentito ad alcuno di propalare menzogne e di assumere atteggiamenti di cui dovrebbero solo vergognarsi”.
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