“Ero fortemente convinto che la scelta di Atri quale Ospedale Covid sarebbe stata la più adatta per far fronte alla grave situazione che ha colpito il nostro territorio”, scrive Di Gianvittorio.
“La nota professionalità e la grande umanità di tutti gli operatori del San Liberatore è stata affermata anche questa volta più che mai.
Un ringraziamento speciale voglio rivolgerlo a tutti i medici, paramedici e infermieri che, da quando è iniziata questa emergenza, non hanno esitato un attimo nel mettere a rischio la propria incolumità per prendersi cura di tutti noi, per non parlare dell’enorme peso che sono costretti a dover sopportare nello stare al fianco dei malati, anche quando purtroppo non c’è più nulla da fare, sostituendosi spesso e volentieri ai loro cari data l’impossibilità di essere presenti.Grazie per quello che state facendo.
I dati che riceviamo sui ricoveri sono sempre più confortanti, infatti, pochissime persone sono state ricoverate in questa settimana, e per i prossimi giorni il dato è destinato a scendere”.
Ospedale come laboratorio. “I numeri ormai residuali, pongono ora la questione sulla “Fase 2” dei Presidi Covid. Non è una questione solo locale ma è Nazionale ed Atri, ancora una volta, potrebbe essere un esempio e un laboratorio anche in questo senso”, prosegue.
Un esempio Nazionale di come una struttura ospedaliera può tornare alla normalità, con un nuovo processo di “ripristino”…..e non solo.
Il presidio del San Liberatore ha una caratteristica peculiare, cioè ha due grandi aree distinte: quella definita “vecchia” e quella definita “nuova” con due copri affiancati. Dato il limitato numero dei ricoveri, come ricordavo, la soluzione più ottimale, sarebbe quella di separare e chiudere temporaneamente il corridoio che collega le due aree e utilizzare la parte “vecchia” come rimanenza “Covid” sino ad esaurimento, così da poter riattivare i due corpi “nuovi” con tutti i reparti, le normali funzioni e la normalizzazione del pronto soccorso.
Non solo, occorre da subito pensare a come premiare questi presidi che hanno rappresentato un coraggioso e valido baluardo verso l’avanzata di questo assurdo male.
Il San Liberatore deve subito procedere con questo processo di riconversione per essere un esempio Nazionale e deve subito avere le giuste premialità (che meriterebbe a prescindere) e che oggi, più che mai diventano non procrastinabili anche per trasmettere sicurezza e affidabilità a tutti quei cittadini che, colti da malori o piccoli infortuni, rinunciano a recarsi presso il pronto soccorso per il giustificato timore di incorrere in un contagio.”