Centomila persone sono scese in piazza, dando vita ad un lungo corteo che ha attraversato le vie della capitale da Piazza della Repubblica fino a San Giovanni dove è stato allestito il palco per gli interventi dei promotori. Un fiume di bandiere arcobaleno ha riempito le strade di Roma per questa importante mobilitazione pacifista che ha visto la convergenza di moltissime realtà tra associazioni, partiti, sindacati e movimenti.
Presente in piazza anche il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea con il Segretario nazionale Maurizio Acerbo e moltissime compagne e compagni provenienti da tutta Italia, che hanno sfilato portando un grande bandierone della pace lungo 30 metri e numerosi striscioni e cartelli con su scritto “No all’invio delle armi, più sanità pubblica meno spese militari, cessate il fuoco, basta sanzioni alla Russia, negoziati subito, fuori l’Italia dalla NATO”. Rifondazione Comunista ha preso parte nel corteo al corposo spezzone di Unione Popolare insieme con il portavoce nazionale Luigi De Magistris. La Federazione provinciale di Teramo di Rifondazione Comunista ha partecipato alla manifestazione con una propria delegazione composta da diversi militanti, con il segretario provinciale Mirko De Berardinis e la segretaria del Circolo di Giulianova – Roseto degli Abruzzi Elisa Braca.
Il segretario De Berardinis ha dichiarato: “Lungo il corteo abbiamo portato dei cartelli con le nostre parole d’ordine, chiare e nette. Posso garantirvi che tantissimi cittadini, anche estranei alla manifestazione, ci hanno espresso il loro sostegno ed apprezzamento. D’altronde, come dicono da mesi tutti i sondaggi, la maggioranza degli Italiani è contraria all’invio delle armi in Ucraina. Così come chiediamo di tagliare le spese militari, anziché aumentarle come fanno da anni centrodestra e centrosinistra. I nostri soldi vanno spesi per la sanità pubblica, il lavoro, il sociale. Non per gli armamenti, la NATO e i soldati di Zelensky. Diciamo basta alle sanzioni alla Russia anche perché hanno prodotto effetti disastrosi alla nostra economia. Chi sostiene le sanzioni evidentemente non compra il pane e i generi alimentari di prima necessità, non mette il carburante, non fa la spesa al supermercato, non si è accorto che ogni giorno aumentano i prezzi…non si rende conto della bomba economica e sociale che sta esplodendo. Se vogliamo davvero fermare questa guerra, combattere il carovita, l’inflazione e l’aumento delle bollette, l’unica strada è quella della trattativa e del negoziato di pace. E batterci tutte/i insieme per un’Italia neutrale fuori dalla NATO”.
“Rifondazione Comunista ha aderito convintamente alla manifestazione perché non si può assistere passivamente all’escalation della guerra in Ucraina che rischia sempre più di trasformarsi in conflitto nucleare mentre cresce ogni giorno il numero delle vittime. Bisogna fermare la guerra e imporre la via della trattativa e della soluzione diplomatica. Per questo condanniamo le posizioni assunte dall’Italia e dall’Unione Europea che sostengono la prosecuzione della guerra a oltranza fino alla riconquista della Crimea e in tal modo impediscono ogni possibilità di un immediato cessate il fuoco. Non è questa la strada per porre fine al massacro. Il governo Meloni prosegue sulla linea del governo Draghi di totale allineamento ai diktat di USA e NATO. La maggioranza dei partiti presenti in parlamento è schierata per la prosecuzione dell’invio delle armi e per l’aumento delle spese militari. Siamo scesi in piazza con la coerenza del nostro impegno per la pace che ci ha caratterizzato fin dall’inizio del conflitto. Abbiamo più volte condannato l’invasione di Putin ma al tempo stesso abbiamo denunciato le responsabilità della NATO e il ruolo del nazionalismo di estrema destra in Ucraina a partire dal 2014”.
“Chiediamo che il nostro paese assuma iniziative concrete di ripudio della guerra in attuazione dell’articolo 11 della Costituzione: stop all’invio di armi e alle sanzioni alla Russia, ritiro dei nostri contingenti militari dai confini con la Russia, ruolo attivo per il cessate il fuoco e la convocazione di una conferenza di pace, taglio delle spese per gli armamenti, firma del trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari e rifiuto di ospitare ordigni nucleari in Italia.”