Teramo. Dopo il terremoto odierno, con l’uscita di scena della consigliera Paola Cardelli dal Movimento 5 Stelle, un altro colpo di scena scuola il movimento grillino teramano. I “dissidenti” dei 5 Stelle, membri dell’assemblea che avevano già sfiduciato la Cardelli qualche mese fa, hanno votato la stessa mozione di sfiducia anche per l’altro consigliere comunale Fabio Berardini. In sostanza, i due eletti (uno allo stato attuale) non hanno più l’appoggio dell’assemblea dei 5 Stelle, organo di riferimento all’interno del Movimento.
“Paola Cardelli esce dal gruppo del MoVimento 5 Stelle di Teramo. Non avevamo dubbi – ha spiegato il nuovo portavoce dell’assemblea, Claudio Della Figliola – Due ore dopo l’elezione, era già tutto chiaro. Una “truffa politica” la sua. Un centinaio di voti per montarsi la testa, pochi mesi di consiglio comunale per capire di essere completamente fuori luogo. Destinata all’oblio come unica forma di compassione possibile. Ne prediamo atto sottoscrivendo di nuovo tutte le nostre motivazioni che ci portarono a sfiduciarla diversi mesi fa”.
I membri dell’assemblea chiedono però anche la “testa” di Giacinto Palmarini, organizer del Meetup del Movimento 5 Stelle di Teramo, “che sulle ali dell’entusiasmo, con un colpo di pessimo teatro, ha espulso oltre 20 attivisti rei di aver firmato la sfiducia a Paola Cardelli. Ora che la consigliera comunale è uscita dal M5S, il rampante Palmarini è pregato di seguirla, insieme a chi ha avallato le epurazioni, queste sì, degne della peggior dittatura fascista che non ammette il dissenso. Deve dimettersi anche Fabio Berardini, reggisottane in consiglio comunale delle scelte scellerate dell’ex consigliera, che ha abbandonato il suo gruppo storico senza chiarimento alcuno e rifiutando ogni dialogo ad oltranza, forse terrorizzato dai capricci della ex collega. Un uomo senza personalità. Un candidato sindaco che non è stato capace di mantenere compatto un gruppo attivo da anni a Teramo, preferendo affidarsi a pseudo strateghi dell’ultim’ora venuti dal nulla”.
E concludono: “Tutti a casa era il nostro motto contro la vecchia politica teramana; siamo purtroppo costretti ad usarlo anche contro i nostri ex rappresentanti in consiglio comunale”.