Tutti gli accorgimenti adottati nel corso degli anni, infatti, non sembrano al momento essere riusciti ad arginare il fenomeno. ” Da qualche anno a questa parte, ” si legge in una nota della Cia di Teramo, come da noi largamente prefigurato, è riesplosa con violenza il problema dei danni cagionati alle culture per via del mancato controllo della specie e con l’aggravante di una proliferazione di altre specie di selvatici anch’essi responsabili dei danni alle culture agricole e degli allevamenti. In questi ultimi anni abbiamo incontrato ripetutamente, l’assessore provinciale alla caccia, agricoltura e il presidente della Giunta provinciale ai quali abbiamo chiesto di intervenire immediatamente per la soluzione del problema, inoltre abbiamo esortato gli stessi ad attivarsi per redigere un piano condiviso, con l’ente Parco, per la corretta gestione della specie.La Provincia, in questi ultimi anni non è stata capace di attivare nessuna azione decisa per il controllo del fenomeno.L’Ente Parco ha posizionato sul territorio numerosi recinti di cattura, tutti rigorosamente chiusi senza capirne le ragioni! Oggi l’emergenza è senza controllo.Nel rilanciare la questione la Cia pone alcuni obiettivi: l’attivazione di un programma di caccia selettiva che punti a ristabilire, in tempi brevissimi, il giusto rapporto specie-territorio, un sistema di indennizzi che tenga conto dei reali danno subiti dagli agricoltori con tempi ragionevoli per il risarcimento. la protezione alla colture e agli allevamenti con recinzioni elettrificate e fisse, gratuite per i proprietari dei fondi. Richieste sono avanzate anche all’ente Parco, con l’attivazione dei recinti di cattura e delle forme di contenimento della specie.” La regione”sottolinea ancora la Cia, ” deve riconoscere e sancire lo stato di emergenza, originato dagli innumerevoli danni alle colture e dallo stato di insicurezza dei cittadini, precondizione questa per affrontare e disciplinare al meglio la problematica”. Tutto questo percorso dovrebbe poi essere seguito dal prefetto di Teramo, al quale viene chiesto di vigilare sulle competenze ed eventuali responsabilità degli enti interessati, con l’istitutuzione di un tavolo tecnico