A muovere pesanti critiche è l’associazione Cresciteramo, presieduta da Claudio Moffa, docente dell’Ateneo teramano, che punta il dito contro il cosiddetto “progetto D’Amico”, fondato su due elementi fondamentali: la ricerca e la riqualificazione di Coste Sant’Agostino.
“Appaiono assurde le dimissioni di D’Amico da preside di Scienze della Comunicazione” si legge in una nota dell’associazione. “Una procedura mai vista in nessun analogo caso e che è spiegabile solo se la si raccorda alle trattative in corso tra Comunicazione e Scienze Politiche per il rientro della prima nella seconda”. Ma, secondo l’associazione, nata per riportare l’università in centro storico e attiva principalmente su Facebook, “i capitoli più gravi sono due”. Il primo è costituito dai cosiddetti spin-off, che la stessa definisce “nient’altro che una forma surrettizia e a rate di privatizzare l’Università pubblica. Secondo D’Amico, i risultati della ricerca sono fondamentali per ottenere i finanziamenti. Ma di solito è il contrario. Il candidato Rettore inverte l’ordine e la ricerca diventa tutta subalterna a logiche del settore privato o per meglio dire bancario.
Il secondo capitolo tragico è costituito dalla proposta a due teste di D’Amico di vendere il Rettorato e di trasformare Colleparco in una ‘città giorno e notte’, con biblioteche aperte fino a mezzanotte e poi festival cinematografici, bar, luoghi di ritrovo e così’ via. Un campus, sostiene. Verrebbe da chiedersi dove D’Amico troverà i soldi per fare tutto questo. Semmai è la città di Teramo che deve essere viva ‘giorno e notte’, che deve pullulare di iniziative culturali, di cinema, di luoghi di ritrovo, di portici affollati, di bar e negozi pieni di gente. Tutto questo sarà possibile solo facendo rientrare le Facoltà teramane nel tessuto urbano, mantenendo ovviamente lì dove sta il Rettorato di viale Crucioli”.
Cresciteramo, quindi, fa appello al sindaco Maurizio Brucchi e al presidente della Provincia Valter Catarra, “perché intervengano nella campagna elettorale dell’Ateneo, esprimendosi in difesa della città che li ha eletti e dei suoi bisogni”. E lancia un appello anche ai cittadini, ai quali chiede di “impedire che il progetto D’Amico divenga realtà: sarebbe un disastro per l’economia di tutta la Provincia”.