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Teatro Romano, Pannella e Teramo Nostra scrivono a Chiodi: ‘Troppo sperpero di denaro pubblico’

Teramo. Denaro pubblico utilizzato dalla Regione per acquistare (parzialmente) il palazzo Adamoli per poi demolirlo, ma poi restaurato e ristrutturato. È la denuncia di Teramo Nostra e del leader dei Radicali, Marco Pannella, che hanno voluto riaccendere i riflettori su questo “sperpero di denaro pubblico”, inviando una lettera al presidente della Regione Gianni Chiodi e, per conoscenza, al Ministro per i beni e le attività culturali, al sindaco di Teramo ed al Soprintendente per i beni archeologici.

Il Radicale teramano, che proprio oggi è tornato a far visita alla sua città, è assistito, in questa battaglia che da anni porta avanti con l’associazione culturale, dall’avvocato Vincenzo Di Nanna.

 

Di seguito, la lettera integrale inviata al Governatore.

 

Signor Presidente,

Le scrivo nuovamente, in nome e per conto di Giacinto Pannella detto Marco, e dell’Associazione “Teramo Nostra”, rappresentata dal suo Presidente Piero Chiarini, per tornare a denunciare il rilevante sperpero di danaro pubblico derivato dall’acquisto (parziale) da parte della Regione Abruzzo del fabbricato denominato “palazzo Adamoli”, comprato per esser demolito, e, tuttavia, non si comprende per quale scopo, restaurato e ristrutturato.

Per una migliore comprensione della nuova questione che i miei Assistiti intendono ora sottoporle, è utile ricordare quanto già esposto nella precedente missiva del 23 maggio 2012, rimasta purtroppo priva di riscontro.

Nel 1998, il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, con provvedimento del 31 luglio 1998, impose su palazzo “Adamoli” il vincolo archeologico, e, nel 2000, allo scopo di recuperare la cavea del teatro romano di Interamnia, destinò 910 milioni di lire per l’acquisto e la demolizione dell’edificio, inviando altresì alla Soprintendenza e al Comune l’informazione affinché potessero sollecitare il diritto di prelazione previsto dalla legge.

Tuttavia, inspiegabilmente, i termini perentori per l’esercizio della prelazione furono fatti scadere.

Giova altresì ricordare che il Ministro Bondi, in risposta ad un’interrogazione parlamentare presentata dall’On. Elisabetta Zamparutti, chiariva che la soprintendenza, ricevuta il 21 novembre 2001 la comunicazione di atto di compravendita d’immobile vincolato ai sensi della legge n. 1089 del 1939, ne dava immediata informazione agli Enti previsti dall’art. 6 del decreto legislativo n. 490 del 1999, indicando altresì la data di scadenza naturale della prelazione e la data entro la quale gli enti stessi dovevano far conoscere la propria volontà irrevocabile ad acquisire tale bene.

Il Comune di Teramo, pur ricevuta tale notizia già in data 28 novembre 2001, solo il 15 gennaio 2002 ha ritenuto di dover esercitare il diritto di prelazione, appena quattro giorni prima della scadenza del termine perentorio per l’esercizio di tale diritto. Il Ministero, il 17 gennaio, ha prontamente emanato un decreto per l’esercizio del diritto di prelazione, atto trasmesso a mezzo fax lo stesso giorno al Comune di Teramo, affinché provvedesse alla notifica alle parti. Il decreto è stato tuttavia acquisito al protocollo del Comune solo in data 24 gennaio 2002, ben sette giorni dopo l’invio del fax, e cinque dopo la scadenza dei termini previsti dalla legge. Il contributo ministeriale andò così perduto e palazzo “Adamoli” fu acquistato nell’anno 2000 dall’immobiliare Costa Verde S.r.l. al prezzo di Lire 905.000.000 (atto del notaio Zaffagnini n. 225507). Il 23 gennaio 2002, per atto del notaio Bracone n. 102962, l’immobiliare Costa Verde “rivende” all’”Immobiliare 11” con sede a Milano, di Maurini Juanita, all’incredibile prezzo di Euro 1.239.496,56, spesa che non appare certo giustificata per l’acquisto di un bene destinato alla demolizione, gravato da vincolo archeologico, e pagato appena due anni prima a meno della metà.

Nel 2004 s’insedia a Teramo la giunta da Lei guidata , che, nel mese di ottobre, tiene un incontro con l’assessore alla Cultura del Comune Mauro Di Dalmazio, il dirigente al servizio dei beni culturali della Regione Abruzzo, la Sovrintendenza dei beni archeologici d’Abruzzo, e l’Amministratore (Juanita Maurini) della Società proprietaria dell’immobile, che si conclude con l’affermazione della volontà della Regione, su sollecitazione dell’Amministrazione Comunale, di acquistare palazzo “Adamoli”. Alla fine del 2004 la Regione acquista, con lo scopo di procedere alla demolizione per riportare alla luce il teatro romano, ad un prezzo di circa 1.300.000 euro, quasi il triplo di quello che poteva (e doveva) esser pagato appena quattro anni prima.

Non è infine inutile ricordare che i miei Assistiti hanno ritenuto di dover adire, sia l’Ufficio della Procura della Repubblica presso la Corte dei Conti – sez. giurisdizionale per l’Abruzzo (atto di denuncia a firma del solo Marco Pannella), sia quello della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo, per denunciare un possibile danno erariale da perseguire, e l’esistenza di reati posti in essere nell’opera di recupero dell’antico teatro.

Ricostruiti dunque i principali passaggi di tale singolare ed anomala vicenda, vorrà signor Presidente seriamente interrogarsi sulla circostanza che il valore di un edificio vetusto, fatiscente, e destinato all’abbattimento, non può certo esser cresciuto fin quasi a triplicarsi in soli due anni! Ed invero, un’attenta e critica valutazione dell’intera operazione, che certamente Lei saprà compiere meglio di chi scrive, porta inevitabilmente ad una sola conclusione: l’atto di compravendita tra la società “Costaverde s.r.l.” e la società “Immobiliare 11” ben potrebbe esser stato simulato, al solo deliberato scopo di far “gonfiare” il prezzo dell’edificio, per poi rivenderlo alla Regione Abruzzo.

Un’operazione che sembra dunque aver recato grave pregiudizio alla Regione Abruzzo, che, come si è detto, potrebbe aver acquistato ad un prezzo, alla cui concreta determinazione si è giunti solo tramite il ricorso ad un negozio meramente simulato. Signor Presidente, decorsi ormai 12 anni dallo stanziamento (perso) del Ministero, e di 8 anni dall’acquisto (parziale) di “Palazzo Adamoli”, Marco Pannella e “Teramo Nostra” tramite il suo Presidente Piero Chiarini, anche a nome di tutti i cittadini abruzzesi, Le chiedono ora di voler valutare l’opportunità e la convenienza della proposizione da parte della Regione Abruzzo di un’azione (artt. 1414 e 1415 c.c.) volta a far accertare e dichiarare con sentenza del Tribunale civile, la simulazione dell’improbabile compravendita. Un accertamento giurisdizionale che i miei Assistiti reputano quanto mai doveroso, per la corretta verifica e stima della reale entità del danno erariale arrecato alla Regione Abruzzo.

Con la presente nota, tramite il sottoscritto procuratore, si dichiarano disposti inoltre a prestare assistenza legale gratuita alla Regione nella causa civile da instaurarsi. Non ritengono infine inutile ricordare che, in virtù del “cronoprogramma” per il recupero del teatro romano sottoscritto presso il Ministero dei beni e le attività culturali il 28 giugno 2012 (vd. punto n. 3 “acquisizione delle proprietà”), la Regione dovrà procedere al conferimento ed al trasferimento di “palazzo Adamoli” al Comune di Teramo, entro la fine di questo mese, scadenza ormai prossima.